Opinioni

Piccoli editoriali per la condivisione e il confronto

Attrezzarsi a interpretare la realtà urbana. Alcuni strumenti

Un nuovo appuntamento con  #deskdelladomenica, che ogni settimana puntualmente propone per intero un articolo della rivista Desk. Per riceverla a casa, anche in abbonamento, ucsi@ucsi.it

Vittorio Sammarco

«La costruzione della città non è mai soltanto un gesto singolo, un costruire per se stessi. È, piuttosto, un costruire insieme. (...) La città è l’artificio assoluto, realizzazione del progetto umano. (...) è sempre in progettazione, protesa verso il proprio futuro. La città è il luogo in cui l’uomo percepisce il cambiamento come progetto umano; il luogo in cui l’uomo intravede la propria modernità». Così il grande filosofo francese Paul Ricoeur in uno dei suoi numerosi saggi sulla vita urbana.

Il ruolo delle nostre associazioni e il rischio dell'autoreferenzialità. Prosegue il confronto dopo il nostro articolo

Pochi giorni fa su questo nostro sito abbiamo proposto la riflessione di Mauro Banchini sul ruolo delle associazioni che in ambito ecclesiale si occupano di comunicazione (vedi qui l’articolo). Lo spunto gli era venuto da alcuni contenuti del convegno promosso dall’Aiart a Milano. Banchini, che adesso è uno dei garanti dell’Ucsi e in passato è stato a lungo presidente dell’Ucsi Toscana, ha aperto un confronto che sta facendo registrare nuovi interventi. Uno, in particolare, è di Massimiliano Padula, presidente del Copercom (il Coordinamento di 29 associazioni che operano in questo ambito). E’ ospitato nel sito del Copercom, di seguito lo ripubblichiamo anche noi (ndr)

Un gesuita (non da solo) a Scampia

Ancora un brano tratto dall'ultimo numero della rivista Desk, per la rubrica settimanale #deskdelladomenica. Lo ha scritto Vania De Luca, che ha raccontato una esperienza straordinaria.

La musica che (non) gira intorno

Ci siamo oramai abituati al fatto che un dibattito sui social si riveli subito un inevitabile generatore di polemiche, invettive, varie astiosità, per lo più inconcludenti e inutili per la comprensione lucida del problema che le ha generate; ma quello sull’esito del recente festival di Sanremo può farci almeno riflettere sul senso e sui doveri di chi oggi fa l’ibrido mestiere di giornalista culturale e che in questa occasione non può limitarsi ad accettare la sbandierata dicotomia tra quello che sarebbe il gusto elitario di una minoranza irrimediabilmente snob e il genuino e autentico sentire popolare garantito dall’incontrovertibile forza del numero.