Montagna? Non solo sci

Ovvero pigrizia. Ovvero l’atteggiamento, verso la montagna, di una buona parte dei media che quando spostano la loro attenzione verso le terre alte (capita poco) non escono da uno tsunami di luoghi comuni. Il primo? Montagna uguale sci.

Quest’anno il fenomeno è ancora più paradossale: proprio quando l’inverno pare tornato a ricordarsi di essere tale (con nevicate abbondanti su monti dove la neve vera era un ricordo), proprio quando la neve è tornata con la sua magia (sui miei monti, in zona Abetone, erano decenni che non nevicava così), proprio quest’anno il Covid impedisce lo sci. Proprio quando una neve finalmente naturale consentirebbe sciate record con funivie e seggiovie zeppe, sciare è impossibile. Una beffa!

Ed ecco che le pagine di cronisti spesso pigri (incapaci, ad esempio, di confrontarsi con altri modi di fruire la montagna: dalla fatica delle ciaspole al valore del silenzio) si riempiono di quel luogo comune: non si può sciare, gli impianti sono fermi e, dunque, la montagna è in crisi.

Per carità: è giusto capire le difficoltà portate, agli operatori dei vari caroselli invernali, dal Covid. Giusti i timori e i ristori. Ma giusto, soprattutto, cogliere il momento per favorire riflessioni “altre” sul tipo di sviluppo nuovo che sarà inevitabile, ovunque, nel dopo Covid: per superare quel vecchio modello di sviluppo che, fra le tante colpe, ha riempito il Paese della bellezza con capannoni osceni, ha poi obbligato a delocalizzare, ha desertificato aree interne e montane ma anche, per star dietro alle ragioni di una facile “rendita”, tanti centri storici di città un tempo vive (un esempio? Una Firenze ormai a rischio mangificio).

Vale per le grandi città d’arte, fino a ieri soffocate da un turismo di massa che le stava privando dell’anima e che dunque le stava mettendo in crisi proprio nel loro futuro di luoghi ancora veri. Vale per albergatori e ristoratori, per baristi e titolari di b&b, per agenzie di viaggi e per le tante professioni cresciute grazie a stili di vita che parevano eterni.

Una necessità (ripensare tutto) obbligatoria per tutti. Anche per chi era abituato a terre alte abbandonate da residenti e usate come merce di consumo, poche ore in pochi giorni (invernali o estivi) all’anno. Lo tsunami Covid, unito agli tsunami del cambiamento climatico, obbliga tutti a ripensare tutto.

Non è un caso che le linee del piano europeo pensato per il futuro dei giovani (next generation EU) siano intrecciate fra innovazione e green, reti e ambiente, efficienza e rinnovabili, trasporti e tecnologie pulite.

Ecco dunque che la montagna, non più “paradiso” occasionale da sfruttare per dare ristoro a cittadini annoiati, ha tutte le caratteristiche non per restare residua e marginale, ma per essere terreno di nuove risposte nell’accogliere (se davvero li vogliamo accogliere) i contenuti cui ci invita l’UE.

 

vigili fuoco ciaspole 2

 

Ri-consiglio il bel libro di Luca Mercalli (“Salire in montagna”, Einaudi 2020) dove si raccontano bellezze e difficoltà di una scelta all’apparenza folle: investire denaro per recuperare una baita in Alta Val di Susa; capire che qualche buon motivo per rinnovare il nostro futuro di scampati dalla pandemia e di colpiti dal clima mutato può trovarsi proprio sui monti.

E ri-consiglio un passaggio da un altro libro (Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo, “Civiltà Appennino”, Donzelli 2020). Dove si evidenziano due momenti tipici per le terre alte: il vento e i sogni.

Salendo si guarda verso l’alto, l’Appennino è il luogo della riflessione, della ricerca e del dialogo con il metafisico e con i temi profondi dell’esistenza ... L’Appennino è contemplazione e ricerca, memoria e utopia, fuga dai miti e rifondazione di altri miti. Terra che non è più Oriente e non è ancora Occidente, eppure li contiene entrambi. Il luogo dove le fole del vento portano le spore dei sogni. L’Appennino è il legame orografico e politico tra il Mediterraneo e l’Europa, come la grande ascissa che collega le ordinate della povertà e del benessere economico”.

Foto: gruppo "Abitanti della Doganaccia" (nel riquadro) e Vigili del Fuoco (qui sopra)

Ultima modifica: Sab 16 Gen 2021