Costruire il ponte che collegherà quello che eravamo e quello che diventeremo

(restart-14) In questi mesi estivi è stato bello ritrovarsi a un tavolino davanti a un caffè per raccontarsi quello che si è vissuto nel lungo letargo della pandemia, scambiarsi idee e progetti. Complici il sole, l’azzurro del cielo e del mare, si percepiva la voglia di ricominciare, di fare, di essere propositivi. Il vento del cambiamento è nell’aria.

Sono trascorsi quasi due anni di intense trasformazioni. Le persone non sono più le stesse, anche i territori assumono volti nuovi. Nelle città e negli animi delle persone ripartono i cantieri del nuovo che verrà. Ma andiamo per ordine.

Il motore della professione giornalistica sono le relazioni, perché tutto ciò che concerne la comunicazione è relazione. Nel pieno della pandemia, per quanto con i mezzi tecnologici si sia cercato di mantenere vivi i rapporti, è mancata l’umanità delle relazioni. Dalle ineccepibili interviste via Skype con lo sfondo delle bellissime e sempre ordinate librerie di casa si percepiva un’assenza. In compenso, però, le nuove modalità di contatto hanno abbattuto confini di natura geografica, economica e sociale che ostacolavano gli incontri. Il portafoglio di contatti e relazioni si è arricchito per tutti.

Infine, un’osservazione riguarda i territori. Girando per diverse città del Paese in questi mesi estivi notavo diversi cantieri. La mia Bari ad esempio è piena di aree con i lavori in corso, molti dei quali saranno a motivo dei finanziamenti e del superbonus previsti dai decreti del governo. In genere, quando si è davanti a delle impalcature ricoperte da teli con lavoratori che sporcano e fanno rumore, si prova fastidio, si sentono emozioni legate al disordine, alla provvisorietà e all’incertezza. Non sappiamo cosa nascondono quei teli, cosa ne verrà. Sensazioni e immagini che descrivono molto bene il periodo sospeso che stiamo vivendo. Eppure, quei cantieri disordinati si trasformeranno in strade più scorrevoli e in abitazioni nuove e ristrutturate.

E allora penso che sia superato il momento della riflessione, sono trascorsi quasi due anni da quando il Covid 19 è entrato come un terremoto nelle nostro vite. Le macerie che la pandemia ci ha portato devono diventare i cantieri su cui continuare a darsi da fare per realizzare un progetto. Ognuno di noi abbia un progetto da cui ripartire. Riprogettiamo il nostro modo di essere giornalisti e persone al servizio della verità e delle comunità in cui operiamo, il nostro essere costruttori di ponti, per dirla con Papa Francesco. E il giornalista sia il direttore dei lavori del più grande e complesso cantiere del ponte che collegherà ciò che eravamo con quello che siamo diventati.

Foto di Maurizio Di Schino

Ultima modifica: Sab 4 Set 2021