I giornalisti, i politici, l'ambiente (e la protezione civile)

La tragedia di Senigallia interroga anche noi giornalisti: quanto parliamo della tutela dell’ambiente? Come lo facciamo? Che preparazione abbiamo? Che linguaggio utilizziamo?

I politici, in questa campagna elettorale, lo stanno facendo poco e spesso male. E anche i cittadini in Rete, come dimostra un report di pochi giorni fa di Ansa e DataMediaHub, non si interessano così tanto all’argomento. Il tema del caro-bollette (che pure sarebbe molto collegato a quello dell’ambiente) adesso è centrale, divora ogni spazio, scandisce il tempo dei confronti elettorali. Insomma, si finisce tutti per rincorrere il presente. Nell’articolo a fianco c’è l’intervista a Alfonso Cauteruccio, che con Greenaccord ha aperto una strada, con saggezza e una visione profetica, tra i comunicatori (cristiani e non solo).

C’è stato un momento, nell’estate torrida che è appena finita, nel quale tutti noi avevamo la preoccupazione per la siccità, per i fiumi a secco, per l’agricoltura in ginocchio. Gli studiosi ci ripetevano all’infinito, e con dati alla mano, che era tutta colpa del cambiamento climatico. E invitavano a porre in atto (finalmente) misure efficaci, considerando che quello che prima accadeva ogni duecento anni adesso poteva ripetersi dopo venti. Come dimostra terribilmente il caso delle Marche.

Chi scrive è stato testimone diretto di un disastro analogo, improvviso e sanguinoso. Nel 2017, in questi stessi giorni di settembre, una tempesta d’acqua e fango devastò una parte della città di Livorno. Colpì con forza inaudita una superficie limitata, provocò otto morti e danni incalcolabili. Noi giornalisti locali quei rischi non li avevamo anticipati, non avevamo fatto da pungolo a enti e istituzioni, non avevamo denunciato con forza sufficiente gli abusi su quell’ecosistema.

Infine quello che è accaduto nelle ultime ore mi sollecita un’altra riflessione. La comunicazione ai cittadini certamente è un tassello fondamentale della protezione civile. Essa deve avvenire con ogni mezzo, dal megafono ai social, dalla tv al web. Le notizie devono essere chiare ed essenziali, non allarmistiche né spettacolari. Le emergenze capitano a tutte le ore, naturalmente. Non sarebbe il caso di prevedere anche uffici stampa ad hoc per queste situazioni? Anche con l’innesto di giornalisti specializzati da affiancare, magari in un comprensorio più ampio, a chi opera già per le pubbliche amministrazioni. Sarebbe utile, sarebbe un modo per garantire un presidio costante, giorno e notte, per i nostri territori così fragili. In attesa di affrontare davvero (e risolvere, se possibile) questi guai del nostro Paese.

Ultima modifica: Sab 17 Set 2022