I “giochi” estremi delle nuove generazioni (e le sfide educative che ci attendono)

Tantissime sono le challenge di cui mi sono occupato in questi ultimi anni. Il nome di ogni challenge nasconde qualcosa di pericoloso e rischioso.
Dalle mie ultime ricerche si evince che le nuove generazioni non si rendono conto del proprio comportamento e non possiedono una piena autonomia individuale.

Molti i giovani che si dichiarano insoddisfatti e delusi. Proprio per questo motivo hanno bisogno di provare forti emozioni e di mostrarsi al pubblico che li segue sui social network. L’insicurezza è una delle cause della loro insofferenza. Tendono ad offrire agli altri una iper rappresentazione di sé ed emerge il loro individualismo. Il desiderio di apparire li porta a compiere gesti impensabili.

Il professore di filosofia di origine coreana dell’Università di Berlino, Byung-Chul Han, nel suo libro Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale (Einaudi, 2022), ha evidenziato come abbiamo perso il contatto con il reale per vivere nel virtuale.
L'universo virtuale offre ai preadolescenti e gli adolescenti la possibilità di comunicare grazie ai loro profili social, tentando di avere ogni giorno nuovi follower. Trend nati per interrompere la noia, per competere, per sorprendere e soprattutto farsi notare. Mode che si diffondono in rete e i ragazzi le seguono in tutto il mondo, con risultati e conseguenze gravi per la loro vita e quella degli altri.

UCCIDERE PER GIOCO

Qualche tempo fa, si è tanto discusso del Knockout game, che il portale del Ministero della Giustizia definisce come: «un comportamento che prevede la videoregistrazione di un’aggressione fisica, che consiste nel colpire violentemente qualcuno in un luogo pubblico con un pugno, e la pubblicazione del filmato nei social network». https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_5_12_1.wp?previsiousPage=mg_2_5_12&contentId=GLM1144886# I video hanno poi lo scopo di ottenere il massimo numero di voti o commenti.

Il giornalista Antonio Palma ha scritto un articolo, pubblicato sul portale fanpage.it. Si tratta della narrazione dell’ennesima follia. Adolescenti-si-filmano-mentre-investono-e-uccidono-per-gioco-un-ciclista-assurdo-omicidio-in-usa/ Negli Usa, due adolescenti hanno registrato un video, mentre per gioco investivano e uccidevano un ciclista. La vittima, di 64 anni, è stata lasciata sulla strada e rinvenuta dai soccorritori. Quanto accaduto è stato registrato dagli stessi ragazzi e poi è stato caricato in rete. La polizia di Las Vegas ha individuato il conducente 17enne e lo ha arrestato. Adesso il giovane è accusato di omicidio volontario.

Il gesto infatti è stato volontario: nel video si vede il guidatore che domanda: “pronto?” e il passeggero che stava registrando che risponde: “si, colpiscilo”. Il nome del passeggero non è stato identificato, ma la polizia sta «lavorando attivamente per identificare il passeggero nell'auto».

LE “DISTRAZIONI” ESTREME

Il video racconta tutte le fasi di quanto è avvenuto: l'auto si avvicina da dietro all'uomo e lo investe. Un'uccisione voluta dai ragazzi che poco prima avevano tamponato un'altra macchina.
Purtroppo “le distrazioni” estreme più conosciute sono diverse, vengono veicolate sui social e poi diventano oggetto di emulazione.

Balconing, un fenomeno che si è diffuso nel 2010, che prevede che i partecipanti si buttino da un balcone tentando di finire in piscina.

Batmanning è la challenge che si ispira a Batman, un super eroe amatissimo dai giovani. La posizione che occorre è quella dell'uomo-pipistrello e bisogna rimanere appesi per i piedi a testa in giù. I rischi di questa sfida, come si può immaginare, sono davvero elevati.

Planking challenge significa innanzitutto fare panca, un nome composto da “plank” e il suffisso ing. In passato, a quanto pare, è stato considerato un gioco nel quale bisognava farsi fotografare o fotografarsi a pancia in giù, con le braccia lungo i fianchi, distesi o sdraiati su un appoggio, meglio se strano e particolare, e nel postare sui social la propria immagine. Infatti, il termine letteralmente significa “fare la panca”.
Da qualche anno, questa challenge è tornata alla ribalta e non più con le stesse caratteristiche precedenti, anzi direi che ha subìto una terribile evoluzione. Da qualche tempo è arrivata in Italia e, come spesso accade, è stata diffusa su Tik Tok. Gli adolescenti e i giovanissimi si lanciano contro le automobili in corsa per cercare di sedersi sul cofano. Nei casi più estremi c'è anche chi si sdraia sull'asfalto e vuole provare quel brivido di scansare le auto in arrivo, soprattutto sulle strade a scorrimento veloce. Ovviamente, mentre gli altri riprendono la scena con lo smarphone.

Non si può non menzionare la Eyeballing Challenge che consiste nel versarsi la vodka negli occhi. T

ra le peggiori troviamo la Skullbreaker Challenge, letteralmente la sfida a colui che rompe il cranio, anche detta Tripping Challenge cioè sfida dello sgambetto. I partecipanti sono tre, allineati in orizzontale e pronti a saltare, ma uno di loro è ignaro della “sfida”. Nel momento in cui la persona salta, gli altri due ai lati gli tendono contemporaneamente uno sgambetto, facendolo cadere e sbattere testa e schiena a terra.

La Binge drinking challenge è molto diffusa nel nord Europa e ha raggiunto l'Italia. Bisogna bere almeno 5 alcolici in meno di due ore e senza mangiare niente. Il Cnr di Pisa, nel 2014, ha diffuso un dato allarmante. Questa sfida è stata praticata da 800mila studenti tra i 15 e i 19 anni. https://www.ilgiornale.it/news/cronache/knockout-game-balconing-giochi-estremi-web-generation-1064275.html

Choking challenge è il tentativo di provocare uno svenimento per arrivare ad uno stato di euforia. È necessario fermare per alcuni secondi il passaggio dell'ossigeno al cervello facendo pressione sulla carotide, mettendo in pratica un “falso strangolamento”. Questo provoca una perdita dei sensi e in Italia ci sono stati parecchi casi.

LA SFIDA EDUCATIVA

Insomma, siamo di fronte ad una vera e propria emergenza educativa e valoriale, che investe tutti, in primis la famiglia. Manca la guida, l'autorevolezza di accompagnare la crescita e capire quale impatto hanno le tecnologie sulle vite dei nostri figli. Purtroppo troppo spesso, anche negli incontri che svolgo con insegnanti e genitori, rilevo come siano spesso all'oscuro dell'universo in cui si muovono i ragazzi.
Non sanno che i ragazzi non possono essere iscritti ai social prima dei 13 anni. Non conoscono il regolamento europeo sulla privacy in vigore dal maggio 2019 che pone in essere strumenti per tutelare i minori.

Credo che serva una nuova interpretazione della Media Education per proporre modelli che educhino all’uso delle nuove tecnologie. Non più una Media Education come educazione ai media, piuttosto come strumento di nuovo approccio strategico alla formazione, affinché i nostri ragazzi comprendano come vivere nel mondo social e intraprendano un percorso di educazione ai sentimenti.

Ormai, ci siamo resi conto che non basta soltanto una legge, un provvedimento e un arresto, ma bisogna impegnarsi tantissimo per raggiungere un cambio culturale immediato. Una cultura del rispetto dell'altro, dell'identità, della non violenza e dell'amore nei confronti degli altri. Bisogna lavorare negli istituti di ogni ordine e grado e mettere insieme una équipe di formatori che facciano passare messaggi positivi anche sull'uso indiscriminato delle nuove tecnologie.

Lavorare sui genitori, formarli e informarli. Andiamo oltre l’indignazione, è tempo di agire, contro questa deriva sociale. Dobbiamo evitare che i nostri figli, i nostri giovani, perdano la loro vita e distruggano la vita degli altri per una challenge.

Ultima modifica: Sab 7 Ott 2023