Odio e violenza online... una questione globale

Ogni giorno la cronaca ci restituisce casi di cronaca terribili. La narrazione giornalistica, di gesti e atteggiamenti violenti, ci mostra l'entità dell'allarme sociale.

Tanti i giovani coinvolti in vicende legate alla criminalità minorile. Numerose baby gang che agiscono indisturbate, picchiano e filmano le loro vittime. I video registrati vengono pubblicati sui social e inviati tramite messaggeria veloce. Non mancano nemmeno le challenge (sfide pericolosissime) a cui molti ragazzi prendono parte per soddisfare il proprio desiderio di apparire e di ottenere consensi. Purtroppo, buona parte di questi materiali raggiungono altri minori che trascorrono le loro giornate sulla rete.

I DATI DEL RAPPORTO UNICEF

La giornalista Monica Coviello ha scritto un articolo, pubblicato sul portale di informazione Vanityfair.it, in cui riporta i dati resi noti il 6 febbraio 2024 in occasione del Safer Internet Day. L'Unicef ha lanciato l'edizione italiana dell'indagine L'esposizione dei bambini e degli adolescenti a messaggi di odio e immagini violente online dell'Unicef Global Office of Research and Foresight,  basata su analisi svolte su 31.790 bambini e adolescenti di età compresa tra 12 e 16 anni di 36 Paesi (anche l’Italia) che hanno partecipato a uno dei sondaggi Disrupting Harm, EU Kids Online o Global Kids Online tra il 2016 e il 2021.

A quanto pare «l'esposizione a messaggi di odio varia, a seconda dei Paesi, dall’8% al 58%, è meno diffusa in Indonesia e Vietnam (8%) e più in Polonia (58%). Simili i dati relativi all’esposizione a immagini violente: la percentuale è compresa tra il 15% (Indonesia) e il 55% (Polonia)». In Italia circa il 37% dei bambini e giovani sono esposti a messaggi di odio e oltre il 34% sono esposti a immagini cruente e violente. I preadolescenti e gli adolescenti, e questo emerge anche dalle mie ricerche, sono esposti a rischi e pericoli. Giovani sempre iperconnessi sulle piattaforme online che, durante la navigazione in rete, si imbattono in messaggi di odio e immagini violente. Purtroppo, l'universo virtuale non è abbastanza controllato e, nonostante i provvedimenti, il materiale che viene veicolato può risultare davvero inappropriato.

Il report spiega che «alcuni Paesi con un alto accesso a Internet sono riusciti a mantenere una bassa esposizione a messaggi di odio e immagini violente online. Ulteriori indagini sulle politiche e le pratiche di questi Paesi, o sulle piattaforme da loro più utilizzate, potrebbero rivelare soluzioni politiche o legislative protettive come esempio da replicare altrove. Queste potrebbero includere leggi esistenti, che regolano i contenuti odiosi e violenti online, o pratiche di moderazione dei contenuti che spesso differiscono per piattaforma o per lingua».
L'Italia ha un elevato rischio di esposizione, ma le percentuali dimostrano che la diffusione dell'odio e della violenza online non ha confini e riguarda i bambini, i preadolescenti e gli adolescenti di tutto il mondo.

I PROFESSIONISTI DELL’ODIO

Nell'era della piattaformizzazione, assistiamo a tante forme di odio che ci allontanano dalla carità, dall’altruismo e dall’amore verso gli altri. Basti pensare agli hater, odiatori seriali, e alle tante devianze della rete. I troll e gli hater assumono atteggiamenti sbagliati e danno ampio sfogo ai propri pensieri, soprattutto attraverso i social network.

I troll amano provocare dissenso, inveire contro una persona e provocarla. Sperano che la vittima risponda e si inneschi un'accesa polemica.

Gli hater esprimono la loro intolleranza e il loro disprezzo, diventando dei veri “professionisti” dell'odio.

Le loro vittime possono essere personaggi noti o persone comuni. Sempre più spesso cercano di colpire gli anziani e le donne. Il comportamento dei troll e degli hater può essere considerato cyberbullismo e rappresenta la chiara dimostrazione del nuovo volto della cultura dell'odio. I più pericolosi sono i five stars hater, gli odiatori a cinque stelle, coloro che non vogliono solo irritare o offendere, ma intendono scatenare gli istinti più bassi degli interlocutori e così minare le fondamenta della società, avvelenare la società, generare odio, razzismo, misoginia e discriminazione.

Di fatto troll, hater e five stars hater alimentano l'odio e la violenza, sfruttano i post per veicolare emozioni negative come la tristezza, il disgusto, la paura e la rabbia.
Quando un post viene pubblicato sui social network inizia ad essere letto, condiviso e salvato. Ricordiamoci che non è possibile cancellare del tutto un post, perché ci sarà sempre qualcuno che lo avrà copiato e trasmesso ad altre persone. Quindi, l'appello è sicuramente quello di ragionare sulle parole da scrivere sui social network.
Un mio amico, sacerdote e filosofo, mi diceva sempre: «I social network sono pericolosi sia quando sei sull' altare che quando sei nella polvere. Quando sei sull'altare porta con te l'aspirapolvere, perché poi i social network possono produrre sempre qualcosa di negativo».

LA COMUNICAZIONE È RELAZIONE

Il Papa ha inviato alla 13ª edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa di Verona, che si è svolto nel mese di novembre 2023, un messaggio davvero importante che sottolinea il ruolo dei fedeli laici. Il Santo Padre ha spiegato quanto sia necessario evitare l'odio sui social network: «Nessuno si faccia promotore di una comunicazione dello scarto attraverso la diffusione di messaggi di odio e di distorsione della realtà sul web. La comunicazione raggiunge la sua pienezza nel dono totale di sé all'altro. La relazione di reciprocità sviluppa la rete della libertà».

La società civile è chiamata a trovare delle soluzioni, visto che siamo di fronte ad una vera e propria emergenza educativa. Bisogna incontrare le famiglie e supportare i ragazzi, perché sappiano affrontare le loro paure e le loro fragilità. Non possiamo solo denunciare il “cattivismo” o l'“individualismo” e non trovare delle risposte concrete. Una citazione di Nelson Mandela recita: «Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l'amore, per il cuore umano, è più naturale dell'odio» e su questo dovremmo meditare tutti.

Ultima modifica: Mer 21 Feb 2024