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MAFIA E INFORMAZIONE. INDAGINE DI OSSIGENO: ITALIA MALATA

1ab6 L’Italia è malata: deve combattere la mafia e le minacce incontraste ai giornalisti, ma ha incominciato a curarsi. Si può e si deve fare qualcosa a livello culturale e legislativo per risolvere il problema atavico italiano della lotta incessante tra paladini dell’informazione e chi ostacola la libertà di stampa. E’ la fotografia e insieme la speranza che offre “L’ antitesi mafia e informazione”, la ricerca eseguita da Ossigeno per l’Informazione Onlus per la commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere. L’indagine affidata ad Ossigeno dal presidente della Commissione On. Rosy Bindi, getta luce sul fenomeno e dà speranza, una speranza concerta perchè finalmente il problema arriva ai piani alti: la distrazione pubblica è forse il motivo principale per cui la questione della libertà di informazione e la tutela di chi garantisce tale diritto rimane irrisolta e con il trascorrere del tempo si fanno più grave. Mafia e informazione non possono convivere e per troppo tempo chi poteva incidere sul problema non ha né detto né agito in alcun modo. Ma ora il silenzio è finito: la Camera ha approvato all’unanimità la relazione della Commissione antimafia in tema di informazione. Un fatto storico, ha affermato emozionato il direttore di Ossigeno Alberto Spampinato durante la conferenza stampa tenutasi presso la Camera dei Deputati.

L’indagine esplora i problemi in campo editoriale (blocco politico-mediatico, sistema radiotelevisivo, conflitto di interessi, richiami, il peso della tv, antitrust), le questioni legate alla diffamazione e le minacce passando dalle leggi sulla stampa ai numeri dei minacciati e i casi significativi e si arricchisce di 10 interviste a giornalisti che raccontano la loro esperienza.

“Sia per i dati inediti sia per lo spessore dell’analisi – ha affermato l’on. Claudio Fava, vicepresidente della commissione antimafia e socio onorario di Ossigeno per l’Informazione – questa ricerca è stata utile alla Commissione Antimafia nello svolgimento dell’indagine sui giornalisti minacciati e sullo stato dell’informazione in Italia”.

L’INDAGINE

I giornalisti minacciati, intimidati sono soli: non solo manca un fronte comune professionale, non solo mancano le pene, ma anche la solidarietà sociale. Siamo tutti bravi davanti la tv a metterci dalla parte di Peppino Impastato (Felicia Impastato è andato in onda su Rai 1 martedì 10 maggio), siamo tutti bravi a ricordare nella giornata mondiale della libertà di stampa (celebrata il 3 maggio) che essere informati è un diritto costituzionale; ma poi? Nel concreto, cosa avviene? Accade che i giornalisti minacciati e intimidati perdono il lavoro, vengono esclusi socialmente, peggio ancora vivono sotto scorta o sono costretti a fuggire. Essere bravi, coraggiosi, leali quindi non ripaga? La libertà d’informazione rimane un’utopia?

Il problema è di democrazia, come più volte sottolinea Spampinato e il gruppo di ricerca di Ossigeno: riguarda tutti, giornalisti e cittadini, perché le intimidazioni e le minacce non permettendo al giornalista di compiere il suo dovere, impediscono la diffusione della conoscenza e la libera partecipazione alla democrazia.

Se la democrazia ha ancora senso in questo Paese, il problema può essere risolto con gli strumenti che la democrazia offre: leggi e rispetto delle leggi. Ad oggi esiste un vuoto legislativo che impedisce di punire chi ostacola la libertà di stampa, sebbene la libertà di stampa sia un diritto fondamentale garantito fin dal 1948 dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, sancito dai Trattati internazionali, riconosciuto dalla Costituzione italiana, difeso dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. E’ un diritto debole. Il giornalista che parla, che denuncia, che reagisce e semplicemente si fa garante di tale diritto, non è assolutamente tutelato. Già Pietro Grasso, in qualità di procuratore nazionale antimafia nel 2012, affermava: “si avverte la necessità di una legge da studiare, da studiare bene, che abbia l’obiettivo di sanzionare chi ostacola la libertà di informazione”. Ecco quindi che Ossigeno propone di inserire nel codice penale il reato di ostacolo alla libertà di espressione e di punire in forma aggravata tutti i reati commessi con questa finalità. La Commissione Antimafia ha accolto questa proposta e l’ha trasmessa al Parlamento.

L’indagine condotta da Ossigeno per la Commissione Antimafia in materia di informazione mette in luce inoltre che le minacce e gli abusi colpiscono anche i giornalisti che non si occupano di criminalità: i giornalisti sportivi, di economia, di politica…e a mostrare intolleranza e fastidio verso il giornalismo vero insomma, quello che persegue come unico obiettivo la verità e la pubblica utilità) non sono solo i mafiosi e i criminali, ma anche molti “colletti bianchi”. Anche per questo Ossigeno propone l’istituzione di uno sportello unico di segnalazioni e richieste di aiuto. Aiuto che purtroppo non giunge neppure dagli stessi giornalisti: il cronista minacciato o intimidato non sempre viene circondato dalla comprensione e dalla solidarietà piena e permanente dei colleghi. Manca il fronte professionale, insomma. Ci si dissocia o si fa finta di nulla. “La questione deve invece essere collettiva – sottolinea a gran voce l’On. Fava – È necessario vivere nello sguardo dei colleghi”. (OSSIGENOPERL’INFORMAZIONE)

ENTI DI CATEGORIA, AL VIA L’ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE MURIALDI

1ab3Con gli ultimi adempimenti statutari è partita in questi giorni l’attività della Fondazione di studi sul giornalismo “Paolo Murialdi”. I quattro enti di categoria (Federazione nazionale della stampa italiana, Consiglio Nazionale dell’Ordine Professione, Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani e Cassa Autonoma di Assistenza Integrativa dei Giornalisti Italiani), paritariamente rappresentanti nel consiglio di amministrazione della Fondazione, hanno deciso che la presidenza venga affidata a rotazione per sei mesi a ciascuno dei rappresentanti degli enti. Enzo Iacopino, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, è stato eletto presidente della Fondazione e resterà in carica fino al 22 ottobre 2016. Segretario generale è stato nominato Giancarlo Tartaglia, con il compito anche di mantenere il coordinamento tra gli enti costitutivi.
Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha designato in rappresentanza della Fnsi nel Cda il collega Vittorio Roidi, già presidente della Federazione nazionale della stampa italiana e già segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, da sempre impegnato in attività di ricerca, di studio e di insegnamento. 
«Ritengo - ha spiegato Lorusso alla giunta esecutiva e al Cda della Fondazione - che questa Fondazione vada sottratta alle dinamiche e alle polemiche che spesso accompagnano l'attività degli altri enti della categoria. Per questa ragione, il segretario generale della Federazione della stampa non deve sedere nel Cda della Fondazione, ma per favorirne l'attività considera indispensabile che a rappresentare il sindacato nel consiglio di amministrazione sia un collega che non ricopra alcun incarico negli altri organismi della categoria. Resta comunque fermo l'impegno della Fnsi a sostenere la Fondazione Murialdi che deve diventare un punto di riferimento per tutti coloro che si approcciano alla storia del giornalismo italiano».
La Fondazione si pone lo scopo di raccogliere e mettere a disposizione di studiosi e ricercatori la documentazione sulla vita e la storia del giornalismo italiano, anche attraverso la sistematizzazione della documentazione archivistica degli enti di categoria. Il patrimonio della Fondazione è già oggi costituito da cospicui fondi archivistici versati dall’Inpgi, dalla Federazione della stampa, dall’Unione nazionale cronisti italiani, relativi all’attività svolta dalle strutture di categoria a partire dal primo dopo guerra. È stato costituito anche un considerevole fondo librario attinente la vita e la storia del giornalismo italiano.
La Fondazione ha sottoscritto un’intesa con il dipartimento di Scienze sociali ed economiche dell’Università La Sapienza di Roma per una collaborazione scientifica mirata a valorizzare il proprio patrimonio archivistico e librario della Fondazione e approfondire i temi del ruolo del giornalismo e dell’informazione italiana e internazionale nella storia contemporanea e nella società attuale.
In tale ambito è stata attivata una prima ricerca “Giornalisti in trincea nella Prima Guerra Mondiale: la storia dei caduti e l’impegno politico e professionale dei sopravvissuti (1914-1926)”. L’Università di Roma si è anche impegnata a garantire le risorse professionali per l’inventariazione del patrimonio storico-documentario della Fondazione e per l’attivazione di stage e tirocini finalizzati all’ottimizzazione della sistemazione e catalogazione del materiale librario.
Al termine della prima fase di catalogazione la Fondazione potrà essere aperta alla consultazione degli studiosi.
Chi era Paolo Murialdi
Giornalista e storico del giornalismo (Genova 1919 - Milano 2006), Paolo Murialdi lavorò al Corriere della Sera (1950-56) e Il Giorno, del quale fu redattore capo dalla fondazione (1956) al 1973. Presidente della Federazione nazionale della stampa italiana dal 1974 al 1981, dal 1987 segretario generale del laboratorio per la comunicazione economica e finanziaria dell'università Bocconi, nel 1993-94 fu membro del Consiglio di amministrazione della Rai. Direttore della rivista Problemi dell'informazione, da lui fondata nel 1976, collaboratore di varî quotidiani e periodici (Il secolo XIX, Panorama ed altri). Tra le sue pubblicazioni: La stampa italiana del dopoguerra 1943-1972 (1974); Come si legge un giornale (1975); La stampa del regime fascista (1986); Storia del giornalismo italiano (1986); Maledetti professori (1994); La stampa italiana dalla Liberazione alla crisi di fine secolo (1995); Il giornale (1998); La traversata: settembre 1943-dicembre 1945 (2001).(FNSI)

EGITTO: RINNOVATA CUSTODIA PER 2 GIORNALISTI ARRESTATI BLITZ SEDE SINDACATO

1aaj5 La procura del Cairo ha rinnovato lo stato d’arresto per i due giornalisti catturati in un blitz nella sede dell’ordine dei giornalisti egiziano. Secondo quanto ha reso noto l’emittente televisiva “al Jazeera”, la procura ha rinnovato lo stato di custodia cautelare di 15 giorni per giornalisti Amr Badr e Mahmoud al Saqa per istigazione contro le istituzioni dello stato. I due cronisti sono stati fermati lo scorso primo maggio nel blitz delle forze di polizia nella sede del sindacato dei giornalisti del Cairo, scatenando le proteste degli addetti all’informazione e una polemica politica che va avanti nel paese da due settimane. (( (Agenzia Nova)

TURCHIA: 894 GIORNALISTI LICENZIATI PER MOTIVI POLITICI

1aaj6Un totale di 894 giornalisti sono stati allontanati dal lavoro per motivi politici in Turchia dall’inizio del 2016: lo denuncia un rapporto di Press for Freedom, un osservatorio basato nel Regno Unito che segue la situazione della stampa nel paese. Secondo il rapporto, due quotidiani e un’agenzia di stampa sono stati “silenziati” imponendo loro commissioni di controllo, in seguito a “forti indizi” che avessero legami con il movimento di Fethullah Gulen, ex alleato e ora avversario del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Soltanto ad aprile almeno 160 giornalisti sono stati licenziati, portando il totale a 894 nel primo quadrimestre del 2016. Oltre centomila, per l’esattezza 104.904, i siti internet bloccati.  (agenzia nova)  

HACKER UCRAINI PUBBLICANO DATI SENSIBILI DI 4.500 GIORNALISTI ATTIVI NEL DONBASS

1aam0Un gruppo di hacker ucraini ha pubblicato i nomi e i contatti personali - incluso il numero di cellulare e gli indirizzi delle abitazioni - di migliaia di giornalisti che hanno lavorato nella zona controllata dai separatisti (Donbas), suscitando le preoccupazioni circa la sicurezza dei giornalisti, tra cui molti di media internazionali. Gli hacker hanno dichiarato di aver ottenuto l'accesso ai computer utilizzati dai separatisti filorussi per registrare i dati dei giornalisti e hanno deciso di pubblicare la lista perché "sono persone che collaborano con militanti di sigle terroristiche". In tutto - riporta RBK - si tratta di dettagli personali di 4500 giornalisti. Il sito che ha pubblicato il 'leak' si chiama 'Pacificatore' (Mirotvorez).È stata aperta un'indagine sulla questione, assicura la procura di Kiev. Che in un comunicato ha sottolineato come alcuni giornalisti siano stati "minacciati" dopo la pubblicazione dell'elenco e questo lede la possibilità di svolgere "l'attività professionale". I giornalisti hanno chiesto la rimozione del materiale sensibile. (CORRIEREDELTICINO)