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Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

FNSI: PRESENTATO IL SITO DEL PROGETTO "ILLUMINARE LE PERIFERIE DEL MONDO"

1e1eeÈ stato presentato il sito “Illuminare le periferie” , una rete delle reti che raggruppa oltre 30 Associazioni, gruppi  e movimenti, dalle Chiese evangeliche all’Unione stampa cattolica, da Medici Senza Frontiere a Italians for Darfur, dalla Fnsi al Comitato 3 Ottobre, da Articolo21 all’Usigrai passando per la Tavola della pace e molti altri. 
“Il nome del sito nasce dalla volontà di dare luce e voce alle storie spesso oscurate dall’informazione mainstream – spiega la neo portavoce di Articolo21, Elisa Marincola -  per condividere le campagne proposte dai diversi soggetti aderenti, riflettere sui nuovi modelli di società e di comunicazione rilanciando il lavoro di chi opera sul campo per aiutare e sostenere i dimenticati, chi viene indicato ed individuato come la fonte di nostre paure, disagi, usato come capro espiatorio di una crisi economica e sociale che ha ben altre radici”. 
“La nostra campagna #nohatespeech – racconta Domenica Canchano, direttore del sito Carta di Roma – che oggi trova una cassa di risonanza nella rete Illuminare le periferie, è nata per denunciare una informazione che non ha nulla a che vedere con la libertà di espressione ma serve solo ad amplificare l’odio verso il diverso, interrompendo quella  costruzione del dialogo necessaria a comprendere un mondo che cambia ogni giorno”. 
Ed è proprio una cattiva informazione che dà adito ad una visione distorta della realtà . “L’Italia è la periferia dei flussi migratori – denuncia Marco Bertotto di Medici Senza Frontiere – eppure viene raccontata come terra che vive l’emergenza continua”. 
Anche da qui nasce l’impegno del servizio pubblico come ha sottolineato il segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani: “Dobbiamo lavorare affinché la Rai abbia l’obiettivo di illuminare le periferie, anche dell’informazione”. 
“Un’informazione che chiude gli occhi su realtà di guerra in Paesi considerati amici e che attendono il via libera per essere ammessi nell’Unione europea  – sottolinea il giornalista curdo, Garip Siyabend – Drammi che vengono denunciati da quei pochi giornalisti che mettono a rischio anche la propria vita per raccontare le violazioni dei diritti più elementari”. 
Lo hanno fatto Stefania Battistini e Ivan Grozny, vincitori del premio Articolo 21, che nel loro reportage dal Kurdistan turco mostrano le popolazioni stremate dal coprifuoco che dura per giorni e giorni, bambini che terrorizzati si rifugiano dietro le barricate. 
Le storie e le denunce raccontate, da testimonial e video, si sono susseguite per tutta la durata della presentazione del sito www.illuminareleperiferie.it e tante altre verranno seguite e troveranno la propria luce sia sul sito sia sui profili facebook e twitter della rete.  Nei prossimi giorni partirà la campagna in difesa dei giornalisti minacciati. 
“Facciamo nostra la proposta di Paolo Borrometi, il collega sotto scorta per aver denunciato azioni mafiose a Scicli nel ragusano – rilancia Beppe Giulietti, neo presidente della Fnsi – di firmare collettivamente  le inchieste più scottanti. Una forma di sostegno ed impegno concreto”. (FNSI)

GIORNALISMO IN CROAZIA: MULTA A NOVI LISTA PER UN EDITORIALE CONTRO UN GIUDICE

1a2aIl tribunale di Zagabria ha emesso una sentenza di condanna a carico del giornalista del quotidiano fiumano Novi list, Dražen Ciglenečki, che dovrà pagare circa 20mila euro per danni al presidente del Tribunale della contea di Zagabria, il giudice Ivan Turudić. Quest’ultimo infatti ha fatto causa a Ciglenečki per un suo testo del novembre 2014, intitolato “Turudić fa più danni di Šešelj”.

L'articolo è uscito nel periodo in cui i politici croati al parlamento croato e a quello europeo si occupavano intensamente della stesura di una dichiarazione contro le uscite fatte dall’accusato dal Tribunale dell’Aja per crimini di guerra, nonché noto leader nazionalista serbo, Vojislav Šešelj. In quei giorni Šešelj aveva espresso varie dichiarazioni scioviniste e bellicose collegate alla Croazia e quindi i deputati del Sabor avevano lavorato ad un dichiarazione congiunta di condanna alle uscite di Šešelj, e anche del governo serbo che secondo i deputati croati non avrebbe reagito con sufficiente fermezza.

Tuttavia Ciglenečki nel suo testo aveva voluto portare l’attenzione sul giudice Turudić, il quale in quel periodo si era fatto notare parecchio per alcune sue dichiarazioni, ritenute da molti analisti come decisamente politiche. Turudić prima delle elezioni presidenziali croate si era lamentato del fatto che non volessero metterlo a capo della Commissione elettorale di Zagabria a suo avviso perché aveva contribuito ad estradare l’ex membro dei servizi segreti jugoslavi Josip Perković. Inoltre si era lamentato del fatto che il governo in carica lo tenesse sotto intercettazione, salvo poi rifiutarsi di fare denuncia.

Quando il ministro della Giustizia Orsat Miljenić ha deciso di reagire e ha emesso una denuncia penale contro ignoti relativamente a quanto affermato dal giudice, Turudić ha interpretato la mossa come l’ennesimo episodio di persecuzione nei suoi confronti da parte del governo. Da questi episodi Ciglenečki aveva preso spunto per tracciare un parallelo tra i supposti danni fatti dal giudice Turudić in quei giorni e quelli causati da Šešelj con le sue parole.

“I deputati del parlamento anche ieri hanno analizzato le stupidaggini che in grande quantità produce Vojislav Šešelj, degradando in questo modo l’istituzione del parlamento croato. Invece, se proprio devono occuparsi di qualcuno, potrebbero aprire un dibattito su Turudić. E forse anche emettere una Dichiarazione con cui condannare il suo spregiudicato comportamento. Con il suo atteggiamento Turudić arreca sicuramente più danno alla Croazia delle stupidaggini dette da un vecchio criminale di guerra”, aveva scritto nel suo editoriale Ciglenečki.

La giudice Perica Norac-Kevo ha concluso che Ciglenečki nel suo editoriale porta i lettori a far pensare a Turudić “in modo negativo, come se fosse una persona che va condannata moralmente” e in questo modo avrebbe offeso l’onore e la reputazione di Turudić. Secondo la giudice, l’editoriale “contiene informazioni offensive, che non sono state pubblicate in buona fede”, in cui Turudić “viene presentato come una persona negativa”.

Ciglenečki non ha voluto commentare la sentenza e il caso. Turudić si è limitato a dichiarare: "Francamente non so che dubbi vi possano essere quando qualcuno vi paragona ad un criminale di guerra; a me, un volontario della Guerra patriottica [così si definisce in Croazia la guerra degli anni ‘90]. C'è altro da aggiungere?”.

Il commento dell’Associazione croata dei giornalisti

Il presidente dell’Associazione croata dei giornalisti (HND) Saša Leković ritiene però che questa sentenza sia un invito per “gli editori a censurare i loro autori, e agli autori di autocensurarsi”. “L’altro messaggio che invia questa sentenza è che chi sta al potere, in questo caso quello giudiziario, può contare sul fatto che gli viene scontato quello che alle persone normali non vien scontato”, ha aggiunto Leković spiegando inoltre che in questi casi i giudici ottengono indennizzi 4 o 5 volte superiori rispetto a quelli che potrebbero ottenere i comuni cittadini in una causa per offesa dell’onore e della reputazione.

Leković ha ribadito poi che Ciglenečki nel suo editoriale ha riportato solo le sue opinioni, che è poi la funzione dell’editoriale. “Ha riportato le sue opinioni e nessuno dovrebbe essere condannato per aver espresso le proprie idee. Né io né i nostri avvocati vediamo nulla di quanto scritto nella sentenza”, ha detto Leković, aggiungendo poi che Ciglenečki in nessun modo ha comparato il giudice Turudić con Voijsav Šešelj, cosa che invece potrebbe pensare chi ha letto solo il titolo ma non l’intero articolo.

Leković ha poi precisato che c’è un trend preoccupante di sanzioni contro i giornalisti, ma non per gli editori. Per il presidente dell’HND si tratta di un’ulteriore pressione sui giornalisti, perché sotto la minaccia di multe enormi i giornalisti sono costretti all’autocensura.(OSSERVATORIOCROATO)

GIORNALISTI IN OSTAGGIO, BEN 54 IN TUTTO IL MONDO: "18 SONO NELLE MANI DELL'ISIS"

1ccc2Ad oggi 54 giornalisti sono in ostaggio nel mondo, anche una donna: il 35% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lo rivela il sito di Reporter senza frontiere sottolineando che "non è una sorpresa che in Siria" ci sia il numero più alto di ostaggi, 26, e di questi "18 sono in mano dell'Isis, in Siria e in Iraq"."Siamo veramente allarmati dall'aumento del numero di reporter rapiti nel 2015. Il fenomeno è legato soprattutto all'aumento dei sequestri in Yemen, dove 33 giornalisti sono stati rapiti dai miliziani di Houthi e al Qaeda nel 2015, contro i due rapimenti del 2014. Oggi 13 sono ancora ostaggio", ha dichiarato il segretario generale di Rsf. Christophe Deloire.Altissimo anche il numero di giornalisti in carcere, 153. In questo caso, però, si registra un leggero calo del 14% rispetto al 2014. La Cina ha la maglia nera della classifica con 23 reporter dietro le sbarre, seguita a poca distanza dall'Egitto con 22.Infine otto giornalisti sono stati dichiarati dispersi nel 2015 in particolare nelle zone di guerra. La Libia, dove è diventato complesso avere informazioni affidabili, è il Paese dove si concentra questo problema.( TODAY)

PROFESSIONE: PREMIO MORRIONE BANDO 2016

1a1aIl Premio è promosso dall’Associazione Amici di Roberto Morrione e finanzia la realizzazione di progetti di inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale rilevanti per la vita politica, sociale o culturale dell’Italia, quali l’attività delle mafie e delle organizzazioni criminali, i traffici illegali (rifiuti tossici, armi, esseri umani, droghe, ecc.), le attività di corruzione e di intimidazione, l’attività di organizzazioni segrete o clandestine con progetti eversivi o terroristici, le violazioni dei diritti umani.A partire dalla quinta edizione, il Premio si apre con decisione ai linguaggi polimediali e ai processi di comunicazione e di costruzione di senso caratteristici dell’era di internet. Per questa ragione, oltre ai consueti progetti di destinazione esplicitamente televisiva, ne verranno selezionati due – che definiamo “WebDoc” – ispirati ai modelli espositivi della cultura della rete.

A chi è rivolto

Il Premio è aperto a tutti coloro che non abbiano ancora compiuto 31 anni di età alle ore 24 del 20 Gennaio 2016, il momento della scadenza stabilita per l’invio del progetto al Premio. Possono partecipare anche gruppi di persone nel numero massimo di 3 componenti per ciascun progetto (in corso di produzione non possono essere aggiunti altri componenti al gruppo). Il limite di età indicato è da considerarsi per ciascun partecipante (in particolare: nessuno, nemmeno se parte di un gruppo, può superarlo). Si può partecipare singolarmente o in gruppo, ma non in più gruppi né associando la partecipazione singola a quella di gruppo.

Caratteristiche dei progetti

I progetti devono essere inviati online secondo le modalità indicate nell’apposito form sul sitowww.premiorobertomorrione.it Il progetto dovrà contenere: scaletta di fattibilità, tema dell’inchiesta, fonti e testimoni disposti a collaborare, piano di produzione (luoghi e tempi delle riprese e delle interviste da realizzare, progetti e storyboard delle animazioni) e – nel caso del WebDoc – la piattaforma operativa sulla quale si prevede di svilupparlo.

Tra tutti i progetti inviati al Premio, ne verranno scelti due destinati alla produzione televisiva e due WebDoc. A ciascuno dei quattro progetti scelti verrà assegnato un contributo in denaro di 4.000 euro (da erogarsi per un quarto al momento della selezione e il resto alla consegna del prodotto finale pronto per la messa in onda e/o la pubblicazione online).

Durante la fase di realizzazione delle inchieste (circa quattro mesi), gli autori dei progetti scelti si avvarranno delle forme di tutoraggio previste: supervisione e consulenza giornalistica e tecnica e un supporto di consulenza legale offerto dall’Avvocato Giulio Vasaturo.

Le video inchieste realizzate dovranno avere una durata massima di 20 minuti.

I WebDoc inchiesta verranno giudicati in base all’equilibrio espressivo raggiunto tra i diversi moduli e stili utilizzati: testi, materiali audiovisivi, animazioni, repertorio iconografico. La giuria terrà conto principalmente dell’efficacia narrativa e giornalistica raggiunta.

Qualora nel corso dei quattro mesi di attività produttiva si manifestino contrasti o conflitti o altri gravi incidenti che pregiudichino la realizzazione del lavoro, su segnalazione dei tutor e a giudizio insindacabile della giuria, i finanziamenti potranno essere interrotti o revocati.

Tempi e modi di partecipazione

I progetti devono pervenire alla Segreteria del Premio entro le ore 24 del 20 gennaio 2016,unicamente mediante la compilazione dell’apposito form da eseguire in ogni sua parte e includendo gli allegati previsti: curriculum vitaeshowreel video di massimo 3 minuti per la sezione video inchiesta o link ad esempi dimostrativi di produzioni realizzate per il web dai partecipanti per la sezione webdoc inchiesta (questi ultimi due non necessariamente inerenti al progetto d’inchiesta proposto).

I progetti selezionati verranno resi noti entro il 28 febbraio 2016.

Le inchieste prodotte dovranno essere consegnate entro il 30 settembre 2016 previa verifica tecnica e legale.

In fase di produzione verranno indicati i parametri tecnici di consegna della video inchiesta e dei WebDoc. Il mancato rispetto di detti parametri o la bassa qualità tecnica del lavoro realizzato potranno comportare l’esclusione dei prodotti dal Premio finale.

Il Premio finale

Verranno assegnati, a insindacabile giudizio della giuria, due premi finali in denaro del valore di 2.000 euro ciascuno per la migliore video inchiesta e il migliore webdoc inchiesta. Le due inchieste vincitrici verranno diffuse e veicolate da Rainews24 (Tv) e Rainews.it (web), secondo i tempi, modalità e fasce orarie stabilite dalla direzione del canale.

Gli autori delle inchieste prodotte si impegnano a sottoscrivere apposita liberatoria per la pubblicazione delle stesse, sia per quanto riguarda la programmazione televisiva che per la diffusione web e tramite i canali utilizzati dal Premio Roberto Morrione: proiezione durante le giornate di premiazione, partecipazione ad iniziative, festival, eventi pubblici e canali digitali. Gli autori si impegnano altresì a sottoscrivere apposita dichiarazione di manleva dalle responsabilità rispetto al lavoro giornalistico svolto(PREMIOMORRIONE).

  • I moduli da compilare per partecipare al bando sono i seguenti:

Form Online Domanda Bando – Singolo

Form Online Domanda Bando – Multiplo

Scarica il bando in formato pdf  cliccando qui

CARTA DI ROMA, PRESENTATO ALLA CAMERA IL RAPPORTO "NOTIZIE DI CONFINE"

1bbbbPresentato a Montecitorio, alla presenza della presidente Boldrini, il terzo Rapporto di Carta di Roma “Notizie di confine”: l’analisi di come i media italiani hanno trattato i temi dell’accoglienza, delle migrazioni e dell’emergenza profughi vissuta quest’anno in Europa. Rapporto che riserva qualche sorpresa ai lettori. Il link al testo integrale da scaricare.


“Gli italiani, cioè i nostri lettori e ascoltatori, hanno idee molto confuse sull’immigrazione”, scrive Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma, introducendo “Notizie di confine”, terzo Rapporto Carta di Roma, curato dall’Osservatorio europeo per la sicurezza, presentato  a Roma. 
Rapporto che mette in luce una realtà forse mediata male, nonostante il 2015 rappresenti, come recita il materiale illustrato questa mattina a Montecitorio “un anno significativo per la visibilità del tema dell’immigrazione, con un incremento di notizie che va dal 70 al 180% sui quotidiani e con un record di servizi nei tg nazionali prime time: 3.437, il numero più alto registrato negli ultimi 11 anni”. 
L’immigrazione ha avuto visibilità continua sia sulla carta stampata che in televisione, con picchi di attenzione in corrispondenza di particolari avvenimenti: in queste occasioni  i quotidiani hanno dedicato all’argomento una media di 4/5 titoli al giorno in prima pagina, mentre per i telegiornali si contano circa 7 notizie per edizione. 
“Alla crescita esponenziale di visibilità televisiva del tema immigrazione – prosegue il Rapporto – non ha corrisposto un aumento della paura e dell’insicurezza nei confronti di migranti e profughi. È l’accoglienza il tema attorno al quale ruota la maggior parte della comunicazione sull’immigrazione”. 
Oltre la metà dei titoli analizzati sui quotidiani (55%) contiene un riferimento alla gestione (e all’emergenza) degli arrivi di migranti e profughi; a differenza degli anni passati, tuttavia, quella del 2015 è una comunicazione di “confine” in cui entrano in modo significativo l’Unione europea e gli altri paesi europei: il muro in Ungheria, le “interminabili” file alle frontiere, Calais, l’euro-tunnel e ancora i vertici politici e tutte le questioni legate alle quote. 
Anche nei telegiornali l’accoglienza è in cima all’agenda (55%), seguita dalla cronaca degli sbarchi (24%) e dalla criminalità e sicurezza (23%), con un’enfasi narrativa in chiave emergenziale correlata principalmente ai flussi migratori, all’accoglienza nelle città italiane, agli eventuali rischi sanitari e al timore di attentati terroristici. “Nei telegiornali – recita ancora il Rapporto – il tono della comunicazione diventa allarmistico e sensazionalistico soprattutto in concomitanza dei picchi di attenzione, con immagini del degrado delle città per le concentrazioni di migranti in attesa di una destinazione, con racconti di centinaia, migliaia di arrivi sulle nostre coste, con il problema della distribuzione degli aiuti”. 
Nei quotidiani il tono dei titoli analizzati è allarmistico nel 47% dei casi: si tratta spesso di evocazioni negative, alcune volte si tematizza la preoccupazione per le tragedie e le sofferenze di profughi e migranti e, mentre vi è un incremento della visibilità del binomio terrorismo-immigrazione, si segnala una diminuzione della visibilità della criminalità comune associata all’immigrazione. 
Migranti e profughi, infine, hanno voce nel 7% dei servizi, rappresentanti di associazioni e organizzazioni umanitarie, medici, esponenti delle forze dell’ordine sono presenti nel 5%, e se i migranti hanno voce per lo più in relazione all’accoglienza (40%), i rappresentanti della comunità rom, invece, intervengono nel 65% dei casi in relazione a fatti di criminalità e di ordine pubblico. 
Chi volesse approfondire, infine, trova qui il testo completo del rapporto. (FNSI)