Lo 'sguardo lungo' che servirebbe alla comunicazione politica

Abbiamo chiesto ad Adriano Fabris, professore di Etica della comunicazione all’Università di Pisa, di dare un giudizio sulla comunicazione di partiti e candidati durante questa campagna elettorale.

Insomma, come la giudica?

E’ stata molto tradizionale. Infatti i modi in cui i politici comunicano guardano ancora agli schemi del passato, alle vecchie campagne elettorali..

Nonostante l’utilizzo dei nuovi social, come Tik Tok?

Sì, perché gli strumenti certamente cambiano ma i modi restano gli stessi. Si considerano gli elettori ancora come “massa” e non si tiene conto delle loro esigenze, che pure oggi sarbbero facilmente individuabili.

L’agenda è stata dominata da un solo tema, la crisi energetica...

Sì, la cosa più terribile però è che non si ha uno sguardo lungo, sul futuro. Forse perché il futuro fa davvero paura. Invece dovremmo guardare strategicamente in avanti per lil bene dela nostra stessa Italia.

E noi giornalisti come comunichiamo la politica?

In maniera seria, anche se forse non sempre dite tutto. Talvolta avreste dovuto dare anche dei giudizio severi, in alcune fasi di questa campagna elettorale.

Anche dal lavoro di voi ricercatori emerge che è rimasto tutto com’era, o quasi?

Dal nostro monitoraggio rileviamo quanto dicevamo: lo strumento cambia ma i contenuti restano gli stesi. Avremmo bisogno di aria nuova, non basta utilizzare i social e le nuove app.

La televisione resta centrale?

Sì, centralissima. Anche perchè la maggior parte degli elettori ha un’età per cui la televisione ha ancora una sua efficacia. Ecco perché viene utilizzata così massicciamente.

Ultima modifica: Sab 24 Set 2022