Un nuovo AperiUcsi...e il confronto prosegue oltre ogni confine

Il terzo AperiUcsi online di Ucsi Friuli Venezia Giulia giovedì 7 maggio ha dovuto fare i conti con gli intoppi tecnologici... ma alla fine è riuscito ugualmente. Un rapido cambio di piattaforma, grazie ai giovani del gruppo, e il dibattito è potuto partire.

A “Fase 2” appena iniziata si è scelto di condividere esperienze e riflessioni in merito alla riapertura delle chiese per le celebrazioni, alla crisi economica conseguente alla pandemia e a “come ci stiamo giocando l’Europa”. Molti gli spunti emersi, tutti sempre condivisi con franchezza e cordialità dai partecipanti.

A molti è parso fuori luogo l’intervento piuttosto duro della Conferenza Episcopale Italiana, poi rientrato grazie anche alla mediazione e all’invito alla prudenza di Papa Francesco: tutti concordano sulla luminosità del suo ministero in questo tempo sospeso, a partire dalla semplicità, brevità – ed estrema efficacia – del suo spezzare la Parola alla Messa in Santa Marta al mattino. Un appuntamento che mancherà a molti dopo il 18 maggio, ultimo giorno in cui sarà possibile seguirne la trasmissione in diretta televisiva.

La domanda che emergeva era “se i funerali saranno permessi, perché le Messe no o viceversa?”. Si è concordi sul fatto che come giornalisti sarà necessario raccontare una realtà molto nuova, sia a livello sociale, sia a livello ecclesiale: l’unità con il Papa sarà necessaria per essere ancora più comunità. Bisognerà, inoltre, fare i conti con la possibilità che la comunità ecclesiale non possa più incontrarsi come prima e sarà un momento anche bello purché vissuto lontano dalle polemiche.

La crisi economica preoccupa tutti. Guardando alla realtà dei lavoratori transfrontalieri, per esempio, nel goriziano si sta verificando una vera ecatombe (con i vitigni del Collio che rischiano di farne le spese). Purtroppo in questo frangente si fanno strada nuovi nazionalismi e la gente finisce per schierarsi anche perché si sente stretta in una gabbia. Sembra che la situazione sia usata dal potere – con taciti accordi tra Italia e Slovenia - per rendere le persone sempre più povere. Viene sottolineato come le misure a sostegno dei lavoratori di fatto non si siano concretizzate: la cassa integrazione non arriva, c’è molta incertezza e all’orizzonte non c’è nessun progetto per affrontare la crisi. Servirebbero confronto e dibattito che, però, al momento sono i grandi assenti. Le persone si sentono abbandonate a loro stesse.

Chi si muove nel settore culturale fa notare come per i Conservatori di musica a livello europeo il futuro si prospetti drammatico: gli istituti che vivono grazie agli studenti stranieri stanno avendo un crollo delle iscrizioni, un contraccolpo che in Italia, patria della musica e del belcanto, sarà ancora più forte. Vi è una flessione culturale dovuta alla chiusura dei teatri... e vi sono drammi personali inespressi per molti, in quanto la situazione è incerta e priva di prospettive.

Sull’Europa il sentore generale è che il gradimento degli italiani sia veramente molto basso. A partire dal dibattito sulla clausola di solidarietà, passando alle possibili ripercussioni che la pandemia avrà sui fenomeni migratori, osservando l’emergere di nodi mai sciolti a livello organizzativo fino a vedere sparire la Commissione europea a causa del dialogo intergovernativo, di fatto. E poi lo spopolare dello scientismo, la mancanza di un mito politico da seguire. Si nota come l’Europa avrebbe la potenza per autofinanziarsi – si parla dei titoli che potrebbero davvero produrre liquidità – ma le scelte non vanno in questa direzione per paura. Una buona leva potrebbe essere lo sviluppo sostenibile, ma il salto culturale necessario a questo passaggio richiede tempo e condivisione di sovranità. Cosa, quest’ultima, che manca culturalmente del tutto.

Ultima modifica: Gio 14 Mag 2020