Custodiamo la notizia o seminiamo la paura? L'incontro dell'arcivescovo di Milano con i giornalisti

A Milano sabato mattina, in dialogo con l’arcivescovo Mario Delpini c’erano Marco Girardo, direttore di “Avvenire”, e Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione Rai “Report”. Ha coordinato il confronto Elisabetta Soglio, responsabile di “Buone notizie” del “Corriere della Sera”. Il tema era: “Custodi della notizia o seminatori di paura?”.

Dice mons. Delpini, secondo la sintesi che ne fa il portale della Chiesa di Milano: «Se qualcuno immagina che il mondo sia una discarica, è chiaro che qualsiasi cosa se ne trae sarà rovinata e rotta; se qualcuno immagina che sia un giardino dove tutti gli alberi sono belli e ricchi di frutti, la narrazione sarà poetica e rassicurante, ma non realistica. Credo che i giornalisti debbano partire da una visione del mondo come campo da lavorare».
Sul tempo di oggi, definito «della paura fluida», si è soffermato l’intervento introduttivo di Paola Barretta, portavoce della Carta di Roma e ricercatrice dell’Osservatorio di Pavia, specializzato in analisi della comunicazione.

«Bisogna capire la percezione delle paure, delle incertezze e la rappresentazione di queste stesse. Vediamo che a livello italiano ed europeo c’è una sorta di scala delle paure a partire dalla disuguaglianza. Se si chiede cosa sia prioritario nella vita, al primo posto si trova la sicurezza economica, con tutto quello che comporta: avere un lavoro che permetta una vita dignitosa e una casa. Nelle generazioni più adulte c’è anche la percezione che le proprie condizioni di vita siano peggiorate e vi siano incertezze per il futuro, specie riguardo all’ assistenza sanitaria. È vero che c’è una dimensione congiunturale dell’insicurezza, ma anche un’amplificazione data da una sorta di sciami informativi. Eppure, una continuità corretta dell’informazione su alcune questioni è fondamentale, anche al di là della tragicità dei fatti di cronaca».

La considerazione dell’arcivescovo è stata questa: «Avvicinando i giornalisti ho l’impressione che sia gente che lavora, si informa, insegue le notizie e mi chiedo come mai, a volte, l’impressione è che la notizia, invece di capire la realtà, generi insicurezza. I giornalisti devono, anzitutto, partire da una visione del mondo che non può essere solo una discarica o un giardino dell’Eden. Mi sembra che il giornalista non possa considerare la notizia come un prodotto del mercato, per cui più se ne offre di cattive e meglio è. Dovrebbe, invece, vivere la notizia come contributo alla crescita del bene comune».

Sigfrido Ranucci punbtualizza: «Noi facciamo inchieste che mettono paura, siamo a volte dipinti come terroristi, ma il ruolo del giornalismo di inchiesta è illuminare il buio per leggere la realtà».
Per il direttore Girardo si tratta di avere un «impegno etico con i lettori. « Dobbiamo chiederci che valore aggiunto possiamo dare. Possiamo farlo solo scegliendo il metodo della ricerca precisa fatta di accuratezza, completezza e verifica, sapendo se vogliamo rivolgerci a dei consumatori o a dei cittadini».

Dopo l’incontro c’è stato il tradizionale dono all’arcivescovo dello zucchetto episcopale da parte dell’Istituto dei Ciechi consegnato dal presidente, Rodolfo Masto. Questa istituzione compie adesso 185 anni di vita.

Fonte: Chiesa di Milano

QUI IL VIDEO COMPLETO DELL'INCONTRO

Ultima modifica: Dom 28 Gen 2024