L'ascolto come condizione della buona comunicazione

È ormai consuetudine che il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sia pubblicato nel giorno della festa di San Francesco di Sales, Vescovo e Dottore della Chiesa (nato in Savoia nel 156, Francesco studiò teologia ad Annecy e divenne vescovo di Ginevra. Morì a Lione a soli 55 anni nel 1622). E anche quest’anno Papa Francesco ci offre un prezioso documento per la riflessione, sia personale che comunitaria, e l’approfondimento sul tema della comunicazione. Sicuramente San Francesco di Sales è un maestro “dell’arte della comunicazione”, per lui un dono innato, un servizio, una vera missione.

Come si legge nelle sue Lettere: “le nostre parole devono essere infiammate, non per le grida o i gesti smisurati, ma per l’affetto interiore; devono uscire dal cuore più che dalla bocca. Si ha un bel dire, ma il cuore parla al cuore, mentre la lingua non parla che alle orecchie”. Il suo era un tentativo di ‘toccare il cuore dell’uomo” in quanto puntava all’essenziale della testimonianza nella vita cristiana, la quale è fondata sull’amore. Quanto scriveva il protettore dei giornalisti, è pienamente esplicitato nel Messaggio del Santo Padre Francesco per la 56ma Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, quando dice che l’uomo «tende a fuggire la relazione, a voltare le spalle e “chiudere le orecchie” per non dover ascoltare». In fondo, continua, «l’ascolto corrisponde allo stile umile di Dio. È quell’azione che permette a Dio di rivelarsi come Colui che, parlando, crea l’uomo a sua immagine, e ascoltando lo riconosce come proprio interlocutore. Dio ama l’uomo: per questo gli rivolge la Parola, per questo “tende l’orecchio” per ascoltarlo».

Da qui un invito rivolto non soltanto agli operatori della comunicazione ma a tutti i comunicatori facilitati, oggi, dai social media a pubblicare qualsiasi cosa, qualsiasi pensiero, qualsiasi emozione. In un mondo così vasto dei social si corre il rischio di parlare tanto e non ascoltare. Mons. Maniago a ragione dice: «Attenti a come si ascolta perché c’è un modo viziato, filtrato da pregiudizi per “ascoltare” la realtà. È invece importante che l’ascolto non sia automatico e banale. Occorre ascoltare la verità in modo sincero. Questo è il vero servizio all’umanità».

Lo stesso Papa Francesco chiede al mondo della comunicazione di “reimparare ad ascoltare”: «La pandemia ha colpito e ferito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati. L’ascolto è fondamentale anche per una buona informazione. La ricerca della verità comincia dall’ascolto. E così anche la testimonianza attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Ogni dialogo, ogni relazione comincia dall’ascolto. Per questo, per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori, bisogna reimparare ad ascoltare tanto».

Questo è il tempo in cui la Chiesa tutta è chiamata a mettersi in ascolto perché è a partire dall’ascolto che questa può essere sinodale: tutti siamo invitati a riscoprire l’ascolto come essenziale per una buona comunicazione. E dall’ascolto deve partire un atteggiamento che ci fa porre di fronte ad ogni relazione come colui che non solo ha qualcosa da dire ma soprattutto qualcosa, o meglio qualcuno da ascoltare.

Da qui comprendiamo come questo atteggiamento di ascolto, che è una vera azione protesa verso l’altro, sia capace di promuovere una testimonianza di vita cristiana molto più credibile ed efficace nell’annuncio del Vangelo. San Francesco di Sales diceva: “Non parlare di Dio a chi non te lo chiede, ma vivi in modo tale che prima o poi te lo chieda”.Ad ognuno di noi l’invito ad accogliere questo tempo come un tempo prezioso in cui possiamo partire dall’ascolto per poter essere veri comunicatori.

L'autore, don Giuseppe Abbate è il consulente ecclesiastico dell'Ucsi Basilicata

Ultima modifica: Gio 27 Gen 2022