Il giornalismo che vorrei nel 2024

Non mi soffermerò a riflettere sull’annosa questione sul dove si colloca il giornalismo e il mestiere del giornalista nell’odierno panorama della comunicazione. Oggi, infatti, armati di smartphone, social, web e chi più ne ha più ne metta, siamo tutti comunicatori, informatori e talora ci improvvisiamo anche giornalisti d’assalto a gridare la notizia dell’ultima ora, il gossip, il commento del momento. Quindi no, non ne parliamo. Andiamo oltre.

Il giornalismo che vorrei nel 2024 è fatto di tante cose, iniziative, idee, riflessioni... ma innanzitutto è fatto di incontri, di persone. Se guardo indietro a quando ho iniziato questo mestiere e se penso a quante persone mi ha permesso di incontrare sulla mia strada, direi che solo per questo ‘ne è valsa la pena’. Dagli incontri poi nascono spesso le idee, i progetti. Nel giornalismo del nuovo anno mi piacerebbe scorgere spunti nuovi, temi appassionanti su cui valga la pena gettare inchiostro, approfondimenti che tocchino le coscienze e l’interesse del lettore o di chi fa zapping col telecomando.

Il giornalismo che vorrei è fatto di ascolto, attenzione, sensibilità, ‘ingredienti’ che – a mio avviso - devono sempre esserci ben prima di realizzare un articolo o un servizio; e se questi elementi venissero meno, allora chiudiamo pure il nostro pc o spegniamo la telecamera, perché evidentemente non ne vale la pena.

Il giornalismo che vorrei è fatto da professionisti, che hanno ben presente il delicato e bellissimo ruolo che hanno nei confronti della società: le notizie che ogni giorno diamo sono una lente attraverso la quale si percepisce e si comprende il mondo circostante e svolgono un servizio all’intera comunità che va preservato.

Il giornalismo che vorrei è fatto di verità e di cuore: magari non perfetto, non sensazionale, non sempre da prima pagina, ma onesto, reale, sincero, che ‘arriva’ alla gente. Come ha scritto Papa Francesco nel Messaggio per la 57ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali del 2023 “nella convivenza civica dove la gentilezza non è solo questione di 'galateo”' ma un vero e proprio antidoto alla crudeltà, che purtroppo può avvelenare i cuori e intossicare le relazioni. Ne abbiamo bisogno nell’ambito dei media, perché la comunicazione non fomenti un livore che esaspera, genera rabbia e porta allo scontro, ma aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtà in cui vivono”.

Infine, il giornalismo che vorrei è fatto anche di buone e belle notizie, di notizie di pace, di amore, di uguaglianza... Il giornalismo che vorrei è destinato a rimanere forse solo un bel sogno?

Ultima modifica: Dom 31 Dic 2023