Sondaggio/3 - Educare al tifo organizzato fa bene

Nel settembre del 1998 ho contattato i referenti di sei associazioni di Roma che avevano in programma dei laboratori per trasformare il tifo sportivo in arte creativa.

Una sorta di educazione e formazione al tifo organizzato, soprattutto negli stadi di calcio. Il progetto mi incuriosiva, anche perché era la prima volta che ne sentivo parlare. E mi sembrava anche abbastanza ambizioso perché si prefiggeva di coinvolgere le tifoserie di Roma e Lazio, oltre a club e bar.

Sono andato a trovare gli animatori in una loro sede nel quartiere della Magliana e mi hanno spiegato cosa avevano in mente. Il progetto prevedeva più percorsi formativi, tra cui: l'abilità manuale nel preparare gli striscioni; la formazione all'uso del linguaggio e alla scelta delle parole non offensive dell'altro; il saper preparare cori da stadio. Erano coscienti che il progetto era molto ambizioso, ma erano convinti che era urgente raggiungere soprattutto i minori dei quartieri più disagiati - già curvaioli violenti e sboccati alla loro età - per poi educarli al tifo negli stadi.

Le sei associazioni speravano di ricevere entro la fine del 1998 un finanziamento di 600 milioni di lire dal Comune di Roma. Qualche anno dopo ho ricontattato i miei riferimenti per sapere a che punto fosse il progetto, Ma, farfugliando con imbarazzo, mi hanno riferito che il progetto non era partito. Che delusione!

Nel 2007, in un contesto del tutto diverso come quello di una missione cattolica nel nord dell'Etiopia, ho conosciuto delle suore che nelle loro scuole educavano i bambini anche al rispetto delle regole del gioco e al tifo organizzato. Non riuscivo a capire che cosa intendessero per tifo organizzato in quell'angolo remoto del Corno d'Africa. Durante l'ora di ricreazione, una suora mi ha invitato a seguire i giochi a squadre dei bambini.

Con mia sorpresa ho constatato che ogni squadra di bambini aveva i suoi canti e i suoi cartelloni - tutti ben preparati - per sostenere i propri compagni mentre gareggiavano. Di certo non li avevano preparati da soli. L'entusiasmo era alle stelle, non solo di chi era in competizione, ma anche di chi era intorno al cortile della ricreazione. Il loro sorriso era contagioso. Sembrava che si confrontassero anche a chi era più simpatico e più originale, senza esseri sboccati.

Quindi, a distanza di nove anni, mi sono imbattuto in un'altra esperienza di educazione al tifo organizzato. Sicuramente insolita e non paragonabile alla prima. Sicuramente anche improponibile alle tifoserie calcistiche, ma efficace, bella e gioiosa.

Educare al tifo organizzato ed essere ricettivi con la semplicità di un bambino penso che faccia bene, a tutti, compreso chi ha altri interessi o malaffari nelle curve: potrebbe vivere meglio, soprattutto in pace con Dio.

Ultima modifica: Sab 2 Dic 2017