Smalto, questione di dita

Lindi polpastrelli hanno subito digitato allo scandalo: ‘Occhio allo smalto!’.

Ed eccoli - a proposito di dita - puntare alla mistificazione. La bufala sulle mani di Josepha, la naufraga di origini camerunensi, che ha aggrappato la sua vita ad una tavola di legno per 48 ore.

La fake news che grida alla fake news. Un coro di condivisioni ma anche (sarà il mio algoritmo?) ho letto tanta incredulità. Questione di dita e questione di testa. Un corto circuito che di contatto in contatto (social) ha fatto scattare la combustione della (solita) intolleranza.

A disinnescarla (ma guarda!) una giornalista che era a bordo. Annalisa Camilli su Twitter ha spiegato: "Josefa ha le unghie laccate perché nei quattro giorni di navigazione per raggiungere la Spagna le volontarie di Open Arms le hanno messo lo smalto per distrarla e farla parlare. Non aveva smalto quando è stata soccorsa. Serve dirlo?"

Ora ecco a raccontarsi l’autrice del post che, in una intervista a ‘La Stampa’, si definisce una patriota e una ricercatrice (in)dipendente.
Dall’altra parte dello schermo occorre forse ricordare che a formare gli anelli della lunga catena fake su Josepha diventata notizia, siano state le singole condivisioni di pensiero e di bacheca. Che insieme hanno inondato un torrente di odio.

Una ennesima occasione in cui la pietà umana - a prescindere dal proprio credo - viene cancellata con un clic. In un contesto in cui la credibilità di ogni fonte si è ossidata col veleno dello scontro. Dove le istituzioni si mescolano a voci personalistiche con il risultato di soffiare sulla confusione. Ma non c’è acetone che possa cancellare la verità. Archiviamo anche questa bufala. L’assalto al (presunto) potere è diventato l’attacco allo smalto. Non ultimo di una lunga serie.

foto: Avvenire

Ultima modifica: Sab 28 Lug 2018