Professione

Le notizie che riguardano il giornalismo e la comunicazione

EGITTO: REPORTER AL JAZEERA CONDANNATI A MORTE

1aaazbSono giornalisti i due dipendenti di al Jazeera condannati a morte  assieme ad altre 4 persone da un tribunale egiziano nel processo per spionaggio a favore del Qatar. I due sono stati condannati in contumacia. Si tratta dell'ex direttore del settore notizie Ibrahim Mohammed Hilal e del programmatore e giornalista Alaa Omar Alaa Sablane. Lo riferiscono i media locali.     Tra i sei condannati a morte figura una donna, anche lei giornalista: si tratta di Asmaa al-Khateib, del network Rasd, considerato vicino ai Fratelli musulmani. (ANSA)

MEETING PELLEGRINI CYBERSPAZIO: ZANOTTI (FISC), RUFFINI (TV2000) E CHIRRI (ANSA)

1aaazlZanotti (Fisc):“dare voce alle periferie geografiche ed esistenziali”

 “Essere voci di chi non appare. Su questo il Papa ci ha dato un aiuto incredibile”. Lo ha detto Francesco Zanotti, presidente della Fisc (al Meeting dei giornalisti cattolici di Grottammare. Per Zanotti, Bergoglio è “il Papa che testimonia per primo con i gesti e le parole. Ci mette all’angolo tutti. Questa è una rivoluzione nel nostro mestiere, è la rivoluzione del Vangelo che è entrata nelle nostre case e nelle nostre redazioni. Tutti ci interroghiamo nelle redazioni su cosa vogliono i lettori. La gente vuole il Papa, perché lo sente vicino. Questo ci costringe a metterci in ascolto. Dobbiamo stare in silenzio e staccare i cellulari. Il nostro rischio è solo quello di stare attaccati ai monitor. Siamo la generazioni di quelli piegati in due. Camminiamo sempre consultando questi strumenti digitali. Noi abbiamo bisogno di stare in silenzio per riprendere in mano il Vangelo, fare esperienza di fede. Nella Laudato si’ tutto è connesso e collegato. L’Evangelii Gaudium è da riprendere in mano, è la gioia del Vangelo, non la pesantezza”.

Ricordando l’affermazione del Pontefice – “I pastori dovrebbero avere l’odore delle pecore” -, Zanotti ha evidenziato: “Lo stesso dovrebbero fare i giornalisti. Il nostro mestiere sembra finito perché sembra che non serva più l’intermediazione del giornalista. La ‘parabola dei talenti’ ci inchioda a dare tutto di noi stessi. Riceviamo tanto di più. Noi dobbiamo far vedere questo sui nostri siti, sui nostri social. Il Papa ci invita a non stare fermi. L’esperienza della Chiesa è una esperienza di cammino. Siamo stati definiti avamposti nella missione della Chiesa. Fa capire che siamo laddove a volte le parole dei pastori non arrivano. Il nostro ruolo è quello di andare a raccontare le periferie, solo geografiche ma anche esistenziali, oppure il nostro ruolo è finito”.

Ruffini (Tv2000), “il vivere quotidiano del Papa è per noi un esempio”

 “È il vivere quotidiano del Papa che per noi giornalisti è da esempio. Un esempio che ci sfida a fare meglio il nostro lavoro che non si deve soffermare su un gesto ma piuttosto sulla profondità delle cose”. Paolo Ruffini, direttore di rete di Tv2000 e Radio In Blu, si è espresso così nel corso della terza giornata del Meeting dei giornalisti cattolici “Pellegrini nel cyberspazio”. “La rivoluzione del cristianesimo – ha affermato Ruffini – è di un Dio che si fa uomo e che sceglie come suoi compagni di vita dei pescatori, della povera gente. Un Papa che dice ‘buonasera’ ritorna all’essenza del Cristianesimo. Il Papa, che si inginocchia per confessarsi come noi, che stringe le mani alle Guardie svizzere, che ammette: ‘guai a sentirsi santi, siamo tutti  peccatori’, in un certo senso riscatta le nostre debolezze perché ammette la nostra fallibilità ma al tempo stesso che possiamo essere parte di qualcosa di più grande”. Ruffini, parlando durante la tavola rotonda “Gesti e parole che hanno cambiato la storia, lo stile della comunicazione in Italia ai tempi di Papa Francesco”, ha posto sotto la lente d’ingrandimento l’informazione religiosa. “Tutti abbiamo la sensazione che il Papa potrebbe fermarci e guardarci negli occhi – evidenzia il direttore di Tv2000 -. Questa è una bella lezione per noi giornalisti”. “Troppo spesso – prosegue – siamo abbastanza frastornati dal mondo della comunicazione, di solito per gesti molto rumorosi e roboanti e poco profondi. Nel caso del Pontefice non credo siano i gesti a cambiare le cose, ma sono più i comportamenti. Alcuni gesti sono indicativi di un comportamento che diventa simbolo. L’esempio di Francesco è una grande lezione di umiltà che tutti dovremmo imparare”. “Com’è antidemocratico il parlare dei leader per schemi, senza la capacità di incrociare gli sguardi – ha sostenuto Ruffini -. Paolo VI diceva: ‘A cosa serve dire la verità se gli uomini del nostro tempo non la capiscono’. Occorre parlare il linguaggio di chi ci ascolta. La capacità di guardare con tenerezza. La capacità del cristianesimo”. Secondo Ruffini uno sforzo del mondo dell’informazione nella ricostruzione dell’essere umano è quella “di coltivare la nostra identità come più aperta al confronto”.

Chirri (Ansa), “non deve interessarci l’immagine mediatica ma la forza del messaggio”

Giovanna Chirri, vaticanista dell’Ansa, al Meeting dei giornalisti cattolici ha parlato di comunicazione e informazione religiosa insieme al racconto dell’emozione provata il giorno in cui Benedetto XVI annunciò di voler rinunciare al Pontificato. “Il gesto – ha affermato – è stato un grande atto di coraggio”. La cronista ha proseguito parlando dei gesti di Papa Francesco dal suo insediamento: “La prima cosa che mi ha colpito la decisione del Papa di restare a Santa Marta. Altro gesto che mi ha fatto capire che stiamo vivendo una nuovo momento è stato il viaggio a Lampedusa. Fu il primo viaggio italiano senza incontri con le autorità organizzato dall’oggi al domani. Ho capito che cambiava tutto per la Chiesa italiana e per la Chiesa mondiale da altri piccoli passaggi: la veglia per la Siria e poi i tanti autorevoli appelli. Mi ha colpito molto quando in Corea e andato in un centro di disabili mentali. Mentre da noi in Italia le telecamere, in questi casi, vengono fermate, lì abbiamo visto tutto. Lì, come a Lampedusa, ho capito che si faceva sul serio. Ho capito che lo sguardo del Pontefice verso il malato gli veniva da dentro. Mi sono ricordata allora di quel Bergoglio che a Buenos Aires incontrava persone di tutte le religioni e di tutte le estrazioni sociali”. “Dare voce a chi non ha voce – ha concluso la giornalista -. Non deve interessarci tanto l’immagine mediatica ma la forza del messaggio. Forse, l’informazione dovrebbe tenere conto di questo”. (SIR)

MEETING PELLEGRINI CYBERSPAZIO: PAPA “TRATTARE LE COSE DEL MONDO PONENDO DIO AL VERTICE”

1aaaqdIn un messaggio inviato a monsignor Carlo Bresciani, vescovo di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, in occasione inizio lavori del Meeting nazionale dei giornalisti cattolici, “Pellegrini nel cyberpazio”, in programma a Grottammare fino al 19 giugno, Papa Francesco ha espresso “la cordiale vicinanza a quanti condividono la sfida comunicativa della Chiesa chiamata a vivere la misericordia quale tratto distintivo di tutto il suo essere ed il suo agire”. “Aiutando l’uomo contemporaneo ad orientarsi a Cristo, incarnazione vivente di Dio misericordioso, Sua Santità – prosegue il messaggio a firma del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin – invita ad attingere alle risorse spirituali la forza per trattare le cose del mondo ponendo Dio al vertice, affinchè il patrimonio dei valori trasmesso lungo i secoli possa continuare ad ispirare e plasmare con lo splendore della verità il futuro della nostra società”.

Calvi (Avvenire), “uscire fuori, occuparsi delle periferie”

L’intervento introduttivo è stato quello di Massimo Calvi di Avvenire che ha inquadrato il senso dello story telling e le tecniche di narrazione con strumenti digitali. Si tratta di una modalità narrativa di racconto che privilegia le storie da raccontare e non tanto i fatti: il racconto punta a suscitare emozione nell’ascoltatore, nel lettore, anche utilizzando le nuove tecnologie. “Come ha spiegato Calvi nel suo intervento – ha affermato il moderatore della giornata Massimo Donaddio de Il Sole 24 Ore – ci sono molte modalità di toccare le storie. Naturalmente sempre con luci e ombre. Non sempre l’insieme di queste narrazioni ci restituisce la fotocopia della realtà che sia quella vera, quella oggettiva. Non sempre può esserci un rispetto, perché lo story telling è una comunicazione parziale, in qualche modo frammentata. Allora è importante che il giornalista riesca a decifrare questo tipo di registro, interpretarlo ed inquadralo per restituirlo in maniera corretta e critica ai lettori”. Calvi ha evidenziato molto il fatto che queste reti sociali potrebbero aiutare anche nel contesto di un processo di comunicazione che “deve essere umanizzante, personale e sviluppare il più possibile il coinvolgimento ma sempre attenta e rispettosa della persona”. Ha terminato il suo commento ricordando “alcuni input che Papa Francesco ha dato ai sacerdoti e che possono essere declinati anche per giornalisti” come “uscire fuori , di andare ad occuparsi delle periferie – ha affermato – quello di avere l’odore delle pecore, di conoscere chi sono i nostri lettori e le persone di cui andiamo a raccontare storie di vita”.(SIR)

STAMPA, LIBERTÀ VIOLATA: IN SETTIMANA 12 GIORNALISTI NEL MIRINO

1aaaqaCi sono settimane come questa in cui gravi violazioni della libertà di stampa, minacce, aggressioni, iniziative giudiziarie preoccupanti si affollano, si addensano, danno l'impressione che tutti i nodi vengono al pettine. Questa è una di quelle settimane. Lo scrive "Ossigeno per l'informazione", l'osservatorio promosso dalla FNSI e dall'Ordine dei Giornalisti sui cronisti minacciati e le notizie oscurate in Italia con la violenza, presso Associazione Stampa Romana.L'osservatorio ha registrato intimidazioni, insulti, abusi, limitazioni del diritto di cronaca a Trapani, Roma, Napoli, Firenze, Bergamo, Brindisi, Reggio Emilia e altrove nei confronti di dodici giornalisti. Il rosario copre l'intera penisola e una vasta gamma delle molteplici vessazioni e delle manifestazioni di intolleranza a cui sono esposti in Italia giornalisti e blogger.L'impressione - scrive ancora l'osservatorio Fnsi-Odg - è quella dell'escalation, è sarebbe molto grave. Ma forse siamo soltanto di fronte al fatto che ormai questi fatti cominciano a fare notizia, e in questo c'è certamente del buono e anche lo zampino di Ossigeno.
Ecco una carrellata veloce di quanto rilevato in settimana.
- A Trapani il pubblicista Marco Bova è stato rinviato a giudizio per non aver rivelato la fonte di notizie pubblicate su ilfattoquotidiano.it.
- A Enna saranno processati in appello con la stessa accusa Giulia Martorana e José Trovato, due pubblicisti assolti in primo grado.
- A Roma, la cronista di Repubblica, Federica Angeli, che vive sotto scorta a causa di minacce di morte, è stata insultata da un imputato.
- A Napoli un'inviata di Fanpage ha subito minacce di morte mentre documentava con la telecamera un voto di scambio.
- A Firenze un freelance, Franco Mariani, è stato aggredito mentre riprendeva una zuffa fra tifosi di calcio storico.
- A Napoli un operatore video è stato minacciato e aggredito da un gruppo di persone mentre filmava la scena di un duplice omicidio.
- A Bergamo, Carmelo Abbate, di Panorama, è stato minacciato di morte dai fan dell'imputato dell'omicidio di Yara Gambirasio. Coinvolti altri tre operatori dell'informazione (Laura Marinato, Albina Perri, Andrea Biavardi) che non sono ancora conteggiati perché sono in corso le verifiche.
- A Roma, Sara Mariani è stata minacciata e ha interrotto il collegamento con lo studio di Agorà da Tor Bella Monica.
- A Reggio Emilia, Giulia Gualtieri e Manuel Gardoni sono stati aggrediti mentre giravano un servizio per Telereggio al Teatro Valli.
- A Brindisi un candidato al comune ha attaccato su Facebook il direttore del quotidiano online Senzacolonne, Gianmarco Di Napoli. (ASKNEWS)

PRESIDENTE UCSI DE LUCA A RADIO VATICANA: FRANCESCO PONE SFIDE ANCHE PER IL GIORNALISMO

1aaas7-vert “Le sfide del giornalismo al tempo di Papa Francesco”. E’ il titolo dell’ultimo numero della rivista Desk, trimestrale dell’Ucsi. Alessandro Gisotti  di Radio Vaticana ha chiesto al presidente nazionale dell’Ucsi, la vaticanista di RaiNews, Vania De Luca, di soffermarsi su queste sfide e sul processo di riforma dell’Ucsi, di cui è stata eletta presidente tre mesi fa al Congresso di Matera:

R. – Noi ci siamo anzitutto domandati in che cosa consista il tempo di Francesco, che poi è il nostro tempo, e in questo tempo quali sono le sfide per noi che siamo giornalisti e comunicatori. C’è un passaggio dell’Amoris laetitia, che è una grande provocazione per i giornalisti: si dice che “ogni crisi nasconde una buona notizia, che occorre saper ascoltare, affinando l’udito del cuore”. Questo nostro tempo è un tempo, per tanti aspetti, di crisi; ma in ogni crisi – dice il Papa – c’è una opportunità da cogliere, perché in ogni crisi c’è una buona notizia. La buona notizia probabilmente è, per noi, quel “nuovo” che ancora non c’è, ma che dobbiamo costruire. Si rompono degli equilibri preesistenti: pensiamo anche alla nostra professione, a quel lavoro che abbiamo svolto in un dato modo e che, invece, i tempi, le tecnologie, le esigenze richiedono di fare in modo diverso; pensiamo al nostro mondo. Dov’è il nuovo che dobbiamo saper cogliere e che, come giornalisti, dobbiamo sapere intercettare, raccontare e – in qualche modo – prevedere ed orientare? Sono sfide enormi, rispetto alle quali ci si domanda anche se si è abbastanza preparati. Speriamo di sì, di esserne in grado!

D. – Sono solo tre mesi che lei è stata eletta presidente nazionale dell’Ucsi. C’è però già qualche progetto in cantiere, c’è già qualche indicazione e direzione su cui state lavorando?

R. – C’è una squadra al lavoro: è una bella squadra. Diciamo che le priorità sono, in questo momento, due grandi temi che ci stanno a cuore. Il primo: la riforma della Rai che è in corso, che ci interessa in quanto servizio pubblico e pubblico diretto ai cittadini. Quello che la Rai ha rappresentato nel panorama del Paese lo sappiamo tutti, quello che sarà in futuro è ancora non ben chiaro. Su questo ci stiamo facendo anche un po’ promotori, perché è un processo che ci interessa. L’altro grande tema è il rapporto tra i minori e i media: sta per sciogliersi il Comitato pubblico “Media e minori” e come Ucsi abbiamo sempre avuto molto forte questa sensibilità al discorso della pubblicità, della pubblicità ingannevole, del rispetto dei minori, delle fasce protette. E’ un tema che vorremmo continuare ad approfondire e seguire. E poi, al nostro interno, c’è il rilancio del sito ucsi.it. Diventerà un laboratorio, all’interno del quale intercetteremo anche delle professionalità più giovani e da volontari – perché siamo dei volontari nell’Associazione – cercheremo di fare gruppo e di fare un laboratorio anche di innovazione attraverso il sito.

D. – Papa Francesco mette l’accento spesso sull’investimento nei giovani. L’Ucsi è pronto a questa sfida e in che modo può investire nei giovani comunicatori?

R. – Oggi viviamo una grande contraddizione, relativamente proprio ai giovani: apparentemente hanno molte più opportunità dei nostri tempi, ma in realtà hanno molte più porte chiuse rispetto ai nostri tempi, perché ci sono percorsi formativi che li vedono disorientati, perché ci sono strade – e non solo di lavoro, ma anche di acquisizione di competenze specifiche – che spesso sono per pochi, sono canali chiusi. Noi vorremmo aprire in qualche modo: vorremmo cioè, al nostro interno, essere appunto laboratorio che aiuti anche la conoscenza, il confronto e l’acquisizione di professionalità sul campo. E poi vorremmo anche che, per questi giovani, l’Ucsi fosse una casa dalle porte e dalle finestre aperte. Noi dall’interno molto spesso saremo provocati ad uscire, perché non basta stare alla porta o stare alla finestra: vorremmo che la nostra piccola Associazione fosse una casa comune per giornalisti, che si ritrovano nello spirito più autentico dell’essere cattolici, che è poi quella capacità di costruire percorsi di “cosa comune” e di “cosa pubblica” con ciascuno e dovunque si trovi.(RADIOVATICANA)