Querele temerarie e diffamazione, l'Italia 'richiamata' dal Consiglio d'Europa
L’Italia è da tempo “sotto osservazione” del Consiglio d’Europa sulla libertà di stampa. In particolare per ciò che riguarda le azioni giudiziarie di stampo intimidatorio, penali (querele per diffamazione) e civili (richieste spropositate di risarcimenti).
Il Centro di monitoraggio del Consiglio d’Europa ha dunque sollecitato un intervento del legislatore italiano dichiarando: “Preoccupante è il ricorso ad azioni legali intimidatorie contro i giornalisti e le discussioni nei parlamenti nazionali di proposte di legge liberticide”. Si fa notare che la diffamazione non è stata ancora depenalizzata.
Ancora: “i giornalisti sono sempre più spesso portati in giudizio per diffamazione”. A questo si aggiunge il gran numero di molestie e intimidazioni.
Fin qui l’esito del monitoraggio dell’Italia. Ma è molto più grave ciò che accade in Bielorussia, dove il caporedattore del portale TUT.by, Marina Zolotova, e il direttore generale Lyudmila Chekina, sono stati condannati a 12 anni di carcere.
TUT.by è il più grande sito di notizie indipendente del paese, che è stato costretto a chiudere dopo le storiche manifestazioni contro Alexander Lukashenko.
Immediata e dura la condanna della Federazione europea dei giornalisti.
Potrebbero essere 36 i giornalisti già in carcere in quel Paese. E altri 400 sono stati costretti a lasciare il loro paese a causa della repressione da parte delle autorità.