Giornata della libertà di stampa: diritti violati in molti paesi

Le istituzioni internazionali si mobilitino per la liberazione degli oltre 150 colleghi turchi in carcere. L'appello, rivolto in particolare all’ Unione Europea, è contenuto nella risoluzione approvata all'unanimità dal comitato esecutivo del Sindacato internazionale dei giornalisti (IFJ).

In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, nel documento viene espressa solidarietà ai giornalisti turchi e si sottolinea che «la Turchia è diventata il più grande carcere del mondo per i giornalisti».

L’esecutivo mondiale della IFJ ha discusso, inoltre, dei diritti e delle libertà dei giornalisti nel mondo. Ovunque, sia pure con sfumature diverse, i giornalisti sono sotto tiro e la libertà di stampa viene minacciata. Per questo è convinzione unanime che l'azione dei sindacati nazionali non possa essere limitata alle questioni legate al lavoro e ai diritti contrattuali, ma debba essere anche una lotta per i diritti umani e per la libertà d'espressione.

Sono tante, nel mondo, le aree in cui i giornalisti vedono minacciata la loro libertà e, spesso, la loro vita e quella dei loro familiari. Particolarmente preoccupante è la situazione in America Latina. A destare maggiore allarme, raccontano i rappresentanti dei sindacati dei Paesi latinoamericani, sono il Messico, dove è altissimo il numero dei giornalisti uccisi, e il Venezuela.

Oltre alla sicurezza e alle sempre più diffuse leggi-bavaglio, ormai all'ordine del giorno anche in Perù, Colombia e a Panama, in America Latina preoccupano il precariato dilagante, la cancellazione di diritti fondamentali del lavoro e l'abbassamento delle retribuzioni. Situazione altrettanto grave in Guatemala, dove recentemente un giornalista è stato ucciso, e in Uruguay e Paraguay a causa dei tentativi di introdurre restrizioni alla libertà di stampa.

Un appello al rispetto dei diritti umani, oltre che della libertà di stampa e dei diritti del lavoro, giunge anche dai sindacati dei giornalisti africani e del Medio Oriente. «Il mondo arabo è il posto più difficile e meno sicuro per i giornalisti», è l'allarme dei giornalisti dell'area. Viene approvata all'unanimità una mozione a sostegno dei giornalisti palestinesi in sciopero della fame per chiedere la liberazione dei loro colleghi in carcere e la cancellazione dei numerosi bavagli alla stampa.

In Asia è la Cina il Paese più ostile ai cronisti: il governo controlla l'attività della stampa attraverso la polizia e per i giornalisti, così come per tutti i cittadini cinesi, è difficile, se non impossibile, comunicare con il mondo esterno e accedere liberamente a Internet e ai social network.

Ultima modifica: Mer 3 Mag 2017