La tutela della minoranze linguistiche nel mondo dell'informazione. Confronto a Trieste, anche con Ucsi

La lingua madre è una lingua emotiva. Ed è anche per questo motivo che il dibattito sulla tutela delle minoranze linguistiche nel mondo dell’informazione risulta particolarmente delicato. Se ne è parlato in una sala gremita (circa 70 giornalisti iscritti) del Centro Culturale Veritas di Trieste, nel corso dell’evento formativo “La sfide giornalistiche per il diritto all’informazione e la libertà di stampa delle minoranze linguistiche” organizzato in collaborazione con Ucsi e Regione Friuli Venezia Giulia.

A portare la loro esperienza Elisa Michellut, giornalista e conduttrice di programmi in lingua friulana per la Sede Rai del Friuli Venezia Giulia (ascoltabili come podcast qui), e Jurij Palik, direttore del settimanale cattolico “Novi Glas” nonché vicepresidente di Ucsi Fvg.

«Seimilasettecento lingue nel mondo, delle quali circa una alla settimana va perduta. Un mondo nel quale il 60% della biodiversità è affidata alle minoranze linguistiche» ha affermato nella sua introduzione padre Luciano Larivera, direttore del Centro Veritas.

Elisa Michellut ha quindi offerto un quadro normativo al quale – a partire dagli artt. 2, 6 e 21 della Costituzione, passando per il Testo Unico dei doveri del giornalista, dalla legge 482 del 1999 sulle minoranze linguistiche – chi lavora nell’informazione deve fare riferimento. «Non c’è democrazia senza pluralismo» ha affermato Michellut «la nostra Regione riconosce quattro lingue ufficiali che sono l’italiano, lo sloveno, il friulano e il tedesco. Non dobbiamo dimenticare che esiste un diritto alla tutela delle minoranze da promuovere, come ci ha ricordato il presidente Mattarella, ma esiste anche, in merito, un interesse generale della Repubblica».

Da parte sua, Jurij Palik, dopo un excursus storico sui media di lingua slovena e su come sia nato il settimanale “Novi Glas”, ha ribadito, riprendendo le parole di Boris Pahor che «non basta solo la lingua per codificare una minoranza, ma è necessaria anche un’appartenenza. La lingua determina le scelte delle persone e la presenza della minoranza – che per i cattolici sloveni è un’identità di “minoranza della minoranza” - è l’unica cosa su cui ancora si fonda la nostra regione. Credo non siano più tempi di divisione, ma di condivisione».

Interessante l’approfondimento relativo al rapporto dei due giornalisti con le proprie fonti. Per Michellut «la sfida è quella di accettare le diverse varianti della lingua friulana. I muri, con le nostre fonti, si abbattono proprio parlando friulano, mentre in radio puntiamo a parlare il friulano “koiné”, che, però, non è compreso da tutti». Da Palik, invece, una provocazione, riferendosi ai tagli dei contributi all’editoria: «Chi si prende la responsabilità di far sparire la nostra voce? Abbiamo un ruolo fondamentale nell’essere ponte: una lezione che è giunta a noi dal Patriarcato di Aquileia. La lingua madre è una lingua emotiva, nella quale possiamo pregare e scrivere poesie. La sfida che ci attende come carta stampata della minoranza è di riuscire a rimanere vivi».

Ultima modifica: Gio 31 Gen 2019