Una via possibile fuori dalla tempesta per il giornalismo (e non solo)

(#UcsidelFuturo/6) A distanza di più di un anno, il ricordo delle parole del Santo Padre che risuonavano in una Piazza San Pietro deserta e bagnata resta indelebile nella memoria collettiva. Ma il senso profondo di quel momento straordinario di preghiera ha appena iniziato a disvelarsi in questa fase avanzata della crisi pandemica.

Si torna ad abitare spazi rimasti a lungo desolati, le piazze e i luoghi pubblici si ripopolano, le città universitarie accolgono gli studenti fuori sede. È a questo punto che è lecito domandarsi se stiamo vivendo un cambiamento positivo o negativo in conseguenza dell’emergenza sanitaria. In quale personaggio della parabola del buon samaritano ci riconoscevamo prima della pandemia? E adesso?

Sebbene alcune variazioni apportate alle abitudini e alle pratiche della dimensione domestica e professionale sembrino destinate a perdurare nel tempo, sono i fini ultimi e i principi etici a esigere particolare attenzione, non i mezzi. “Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica”, scrive Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti”. Ed è impensabile di far propria e poter testimoniare la necessità di ravvivare la fiamma della fratellanza umana con un linguaggio complesso e articolato. Servono parole semplici, limpide e chiarificatrici da parte di giornalisti e operatori della comunicazione per accompagnare le comunità umane fuori dalla tempesta, come quelle della parabola del buon samaritano.

Perché l’Ucsi possa contribuire a costruire un “noi” rinnovato, occorre percorrere la via dei processi partecipativi e deliberativi, del dialogo plurale e inclusivo, concedendo a giovani e donne un’adeguata rappresentanza negli organi di governance. Al centro di questo approccio partecipativo è di vitale importanza che si collochino l’intergenerazionalità e la domanda di trasparenza rivolta alle istituzioni pubbliche, poiché la crisi ha messo in risalto, da una parte, quanto sia prezioso e fragile il rapporto tra generazioni, soprattutto nell’ottica di un cammino condiviso di formazione continua in ambito professionale, e ha alimentato, dall’altra, una preoccupante tendenza alla deroga rispetto al dovere imprescindibile delle amministrazioni centrali di fornire informazioni e dati facilmente accessibili sul loro operato (es. gestione del PNRR).

L’auspicio, emerso già in occasione dell’ultima riunione dell’Ucsi Friuli-Venezia Giulia, è che l’associazione possa svolgere il ruolo di presidio efficace contro disillusione diffusa e disaffezione alla partecipazione democratica. La posta in gioco è troppo alta perché si ceda alla tentazione di anteporre l’efficienza al pluralismo politico e sociale. Ma è un percorso da concordare e intraprendere insieme, per uscire dalla tempesta della pandemia.

Ultima modifica: Gio 30 Set 2021