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Le ragioni laiche della risurrezione, nel tempo che viviamo

di Francesco Occhetta (2020)

Da quando la cultura ha affermato che “Dio è morto”, la parola “risurrezione” si utilizza sempre di meno nel vocabolario pubblico. Se va bene, ci si limita a sussurrarla. Se va male, la si confonde con la reincarnazione.

'Vide e credette'. Giornalisti per un giorno sulla scena della passione di Gesù

Tra i personaggi che popolano il racconto della passione di Gesù – una delle condanne a morte più efferate che si conoscano – ve ne sono almeno tre che potrebbero far parte a pieno titolo di una troupe di reporter: il centurione, la donna che asciuga il volto di Cristo, il discepolo che Gesù amava. Ognuno a suo modo.

La nostra quaresima - 'Sacra è la cenere'

“Solo quel che arde
diviene cenere.
Sacra è la cenere.
Tu mi sfiorasti
e io divenni cenere.
Il mio io, il mio essere divenne cenere,
consumato da te.
Così dice l’amante e il credente.
Tu mi sfiorasti. Io sono sacro.
Non io ma la mia cenere è sacra”.

Ecco la Quaresima nei versi di Pär Lagerkvist. È il tempo che richiama i quarant’anni di Israele nel deserto e guida il credente a prendere conoscenza di sé: non introspezione psicologica ma comprensione della nostra cenere toccata dal fuoco dell’amore di Dio. Nell’attesa di risorgere con Lui.

Abbiamo bisogno di Te, o Dio della vita

Gesù entra a Gerusalemme, “il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina” annota il Vangelo di Matteo per dimostrare che la promessa di Isaia si è avverata. E così entra anche oggi nella (mia) storia, attraversa le vie deserte delle nostre città e passa vicino alle nostre case, ma non si ferma perché la méta è Gerusalemme, la città di Dio. È l’asino, non un purosangue, che porta Gesù e rimanda al modo del suo regnare. In questa scena raffigurata e narrata fin dai primi secoli si prepara la Pasqua, la festa che celebra la liberazione dalla schiavitù. Insieme al Signore c’erano i discepoli che lo hanno seguito, oggi ci siamo noi che lo contempliamo, facciamo entrare dalla finestra del nostro occhio, l’immagine vivente che si deposita nel cuore della vita.

Le radici per ricominciare

Anche per noi, giornalisti Ucsi, quest’anno è il tempo della ricostruzione. Celebreremo il Congresso e il rinnovo delle cariche in un tempo “altro” rispetto a quello che ci ha fatto nascere e crescere. Così l’appello del Presidente della Repubblica, nel suo discorso di fine d’anno, tocca anche la vita dell’Unione. Lo faremo per ricostruire noi, e nel nostro piccolo, il mondo che abitiamo e fecondiamo.