giornalisti

  • Avvento: il valore dell'attesa per noi giornalisti

    Oggi, ultima domenica di novembre, comincia l'Avvento. A prima vista lo stile di questo periodo(e dei personaggi biblici che lo caratterizzano) non sembra quello tipico di chi fa il giornalista. Ma forse, quasi per paradosso, ci potrebbe aiutare a dare un senso nuovo alla nostra professione.

  • Avvento: il valore dell'attesa per noi giornalisti

    Oggi, ultima domenica di novembre, comincia l'Avvento. A prima vista lo stile di questo periodo(e dei personaggi biblici che lo caratterizzano) non sembra quello tipico di chi fa il giornalista. Ma forse, quasi per paradosso, ci potrebbe aiutare a dare un senso nuovo alla nostra professione.

  • Calano le vendite dei giornali, ma ci sono alcune eccezioni

    Nell’ultimo report Ads sulla diffusione dei quotidiani nel mese di settembre si nota un generale calo delle vendite. Con alcune eccezioni però: il Corriere della Sera, che resta al primo posto (+2,46%, +6316 copie), Il Sole 24 Ore (+0,05, +59 copie), Avvenire (+6,30%, +6078 copie) e La Stampa (+1,01%, +967 copie).

  • Carcere per i giornalisti, il 2016 è stato l'anno peggiore

    Il Committee to Protect Journalist. un’organizzazione non governativa con sede a New York, nata con lo scopo di difendere la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti in tutto il mondo, conta 259 giornalisti attualmente incarcerati dai governi di tutto il mondo, 60 in piu’ rispetto al 2015, con la Turchia al primo posto dopo gli arresti in seguito al fallito colpo di stato di luglio.
    Dopo la Turchia segue la Cina, prima nel 2015, con 38 giornalisti rinchiusi perché “colpevoli di aver denunciato violazioni dei diritti umani”; al terzo posto l’Egitto, con 25 cronisti condannati, molti dei quali senza nemmeno aver ricevuto un regolare processo. Quarto e quinto posto sono occupati rispettivamente da Eritrea (16) ed Etiopia (14) mentre l’Iran, per la prima volta dal 2008, non si trova fra i primi 5 paesi con minore libertà di stampa al mondo.
    Rispetto ai 19 giornalisti detenuti lo scorso anno dal governo di Teheran, quest’anno il numero è sceso a 8,dato che molti fra i giornalisti rinchiusi per aver denunciato presunti brogli elettorali nelle elezioni nel 2009 hanno finito di scontare la propria pena. Non si può dire, tuttavia, che il pugno di ferro contro gli oppositori si sia allentato: l’ultimo caso di crimine contro la libertà d’espressione è la condanna a 6 anni di galera con annesse 232 frustate inflitta nel 2015 a Keyvan Karimi, un regista incriminato per “aver insultato il sacro” e “aver fatto propaganda contro il regime” con un documentario in cui testimoniava le gesta dei writers che tappezzano i muri della capitale iraniana con murales rivolti contro il governo.

  • Coronavirus: le parole 'pesano'. E se restiamo credibili possiamo sopravvivere alla crisi del giornalismo

    Ogni parola pesa, quando c’è un’emergenza di protezione civile. E la parola dei giornalisti “pesa” anche di più. Perché il fatto che le fonti di informazione si siano moltiplicate e che tutti si rendano visibili al mondo attraverso un semplice click non può essere un alibi, anzi aumenta la nostra responsabilità.

  • Crescono i lettori delle copie digitali dei giornali

    Il digitale non risolve i problemi dei giornali, tuttavia il cambiamento è in atto ed è certificato anche dai nuovi dati Audipress. In unno (quello della pandemia) i lettori delle edizioni digitali dei quotidiani sono praticamente raddoppiati, raggiungendo 4,3 milioni.

  • drag&drop - La sfida all'Ok Corral tra vecchi e nuovi media non serve a nulla

    Il web e le nuove tecnologie molto spesso negli ultimi anni sono stati percepiti come rischio anziché come opportunità di sopravvivenza per giornali, radio e televisioni. Per molti intellettuali, giornalisti ed esperti di nuovi media gli old media sono stati dati per spacciati in quella sfida all’Ok Korral con i new media. In realtà contrapporre il nuovo con il vecchio non ha fatto mai bene a nessuno, tanto meno sottolineare il concetto che “prima era meglio” rispetto alle novità e alle evoluzioni del momento. Pensiamo all'umanità e alle tradizioni che ci hanno tramandato i nostri nonni. Cosa avremmo fatto senza le nostre nonne e i nostri nonni? Le nostre madri e i nostri padri? Credo poco o niente. Grazie a loro abbiamo imparato tanto. Per il giornalismo di oggi è la stessa cosa. Senza il giornalismo professionale tradizionale gli strumenti servono a poco o niente e il web 2.0 è una bolla di sapone. Purtroppo anche nelle redazioni spesso è serpeggiata la ritrosia rispetto alle nuove tecnologie. Tutto comprensibile, ma la paura e il timore del nuovo nei primi anni della diffusione di Internet e con l’evoluzione verso il web 2.0, ha portato a frenare non pochi operatori dell’informazione. In realtà, e questo è il senso del discorso, il giornalismo tradizionale non è giunto al capolinea e le redazioni non sono e non diventeranno mai musei da far visitare ai romantici dell’informazione narrata in film come Prima Pagina di Billy Wilder o in Tutti gli uomini del Presidente di Alan J. Pakula. C’è ancora spazio e c’è ancora tempo per chi, giornalisti ed editori, questo spazio lo vogliono occupare e per quanti non vogliono perdere tempo a pensare che il web cannibalizzerà i media tradizionali. C’è chi, come Umberto Eco, ha detto che il libro digitale non farà mai scomparire la carta; c’è chi si trova d’accordo con quanto ha detto in passato Rupert Murdoch, secondo cui per salvare l’editoria nell’era del bit bisogna trovare modelli di business a pagamento per libri e giornali com’è stato fatto per la musica; c’è chi, invece, è convinto che i giornali di carta non sono sul viale del tramonto con buona pace per chi li vuole vedere morti. Infine c’è chi ritiene che con un pizzico di intelligenza si possa raggiungere una situazione ibrida dove l’informazione e il giornalismo professionale continueranno a produrre notizie, approfondimenti, inchieste e reportage di qualità e che grazie a un cambio di mentalità all’interno delle redazioni si possa raggiungere una fase nuova: quella della convergenza cooperativa dei contenuti multi-piattaforma, della partecipazione collaborativa tra le redazioni, dell’integrazione tra media nuovi e tradizionali dove quest’ultimi, grazie alla forza degli strumenti e dell’innovazione tecnologica, amplificheranno i contenuti di qualità prodotti da un giornalismo rispettoso delle regole etiche e deontologiche che sono da sempre alla base di chi fa informazione in Italia, in Europa e nel mondo.

  • E come 'Empatia' (piuttosto che 'simpatia'). Perché è un dovere per i comunicatori.

    Sono soltanto due le lettere che differenziano simpatia da empatia. Eppure, gli ambiti di significato delle due parole non potrebbero essere più diversi, se non addirittura opposti, nonostante l’apparente somiglianza dei termini.

  • G come 'Generalizzare'. E noi Giornalisti...

    G come 'Generalizzare'. Ma questa lettera, e questo verbo ‘generalizzare, mi portano a pensare anche al nostro mestiere di Giornalisti.

  • Giornali: in crescita Corriere e Avvenire

    Giornali: diffusi i dati mensili stimati dagli editori, riferiti al mese di ottobre 2017 per quotidiani e settimanali e al mese di settembre 2017 per i mensili.

  • Giornalismo: le cifre della crisi. E l'antidoto internet non funziona

    Presentato alla Federazione della Stampa l’aggiornamento del rapporto di Lsdi sulla professione giornalistica in Italia. La crisi prosegue, anche se un po’ rallenta: ci sono comunque più lavoratori autonomi sottopagati e meno dipendenti, per giunta con redditi in calo. E internet non basta certo a rilanciare il settore. Anzi, “il giornalismo digitale nativo è un segmento dell’ attività giornalistica dai contorni ancora molto vaghi”...

  • Giornalisti e blogger: un sondaggio svela la crisi delle retribuzioni

    Il mondo dell’informazione italiana” è il titolo di un sondaggio in rete dell’editore indipendente Flacowski, che ha coinvolto un migliaio di professionisti dei media italiani, tra blogger e giornalisti di tutte le età.

  • Giornalisti in crisi di identità (e più 'vecchi')

    La disinformazione è tra noi: durante l’emergenza Covid-19 infatti i tre quarti dei giornalisti italiani (73%) si sono imbattuti in evidenti fake news. Ed è accaduto anche con molta frequenza. Perlopiù è passato attraverso i social e il web. E’ il rapporto dell’Osservatorio sul giornalismo dell’Agcom.

  • Giornalisti in piazza per sollecitare il governo ad intervenire nella crisi dell'editoria

    I giornalisti italiani tornano in piazza. Il Consiglio nazionale della Fnsi infatti si riunirà in seduta straordinaria giovedì 7 ottobre in piazza Montecitorio, a Roma. rischia di dargli il colpo di grazia.

  • Giornalisti intercettati, preoccupazione e appello per un chiarimento

    Il caso dei giornalisti intercettati su mandato della Procura di Trapani provoca polemiche e indignazione nella categoria e in chi la rappresenta.

  • Giornalisti uniti contro tutte le mafie

    I giornalisti, attraverso tutte le loro rappresentanze, hanno partecipato al corteo di Napoli, promosso da Libera e Avviso Pubblico, per ricordare le vittime delle mafie e contrastare la criminalità organizzata in tutte le sue forme.

  • Giornalisti vittime della mafia, i killer 'hanno ucciso la verità'

    Tra i giornalisti state molte nella storia recente del nostro Paese le vittime della mafia.

  • Giornata dei Poveri/3 - Il 'racconto giornalistico' delle nuove povertà, le difficoltà e le sfide

    Questo povero grida e il Signore lo ascolta”, recita il Salmo 34 richiamato da Papa Francesco nel Messaggio per la prima Giornata mondiale dei Poveri, uno dei ‘frutti’ del Giubileo della Misericordia. E poi il Pontefice aggiunge alcune considerazioni che interpellano direttamente anche noi giornalisti:

  • Giornata delle comunicazioni sociali, il messaggio di papa Francesco

    Domenica 29 maggio, giornata mondiale delle comunicazioni sociali, riportiamo integralmente il messaggio di Papa Francesco diffuso nella festa di San Francesco di sales, patrono dei giornalisti..

  • Giovani Giornalisti/5 - Il rispetto che si deve al lavoro dei giornalisti.

    Quando penso al lavoro dei giornalisti di oggi, per lo più precari, penso a tutto il lavoro che sta dietro al loro lavoro.